Una neonata è morta dopo che il personale di una prigione australiana si era rifiutato di fornirle assistenza in quanto “non detenuta”.
La tragedia si è verificata nell’agosto dell’anno scorso in una delle carceri più famose d’Australia. Sono stati gli stessi detenuti a riferire al Daily Mail Australia che il personale carcerario delle “Unità madri e bambini” del Dame Phyllis Frost Centre si è rifiutato di aiutare la piccola, che aveva soltanto due settimane di vita.
La prigione di massima sicurezza – che ospita vari prigionieri di alto profilo, tra cui l’assassino della “vedova nera” Robyn Lindholm – permette ai bambini di vivere con la mamma fino all’età di sei anni, come riportato dal quotidiano “Metro”.
Durante la notte, i prigionieri sono stati svegliati dalle urla disperate di una giovane mamma vietnamita, con la bambina che giaceva immobile su un divano.
L’infermiera si è rifiutata di intervenire sulla neonata
I detenuti hanno subito avvisato le guardie, ma per 15 minuti non è intervenuto nessuno. Finalmente, dopo un quarto d’ora è stata avvisata l’infermiera, ma prima del suo arrivo sono passati altri 10-15 minuti.
I detenuti affermano che l’infermiera si è rifiutata di toccare la neonata in quanto non era “una detenuta”. Il Dipartimento di giustizia e sicurezza della comunità non ha risposto alle accuse, ma ha affermato che la polizia avrebbe indagato e fornito un rapporto al medico legale.