Il Cile non scende in campo per protesta: “Non ci si può esibire mentre il popolo soffre”

Il Cile non ha voluto prendere parte alla partita contro il Perù per manifestare solidarierà al proprio popolo e alla propria terra in un momento difficile.

Tutto il Sud America in questo momento è attraversato da tensioni sociali e politiche. Dopo il colpo di stato portato a termine in Bolivia, sono emerse tensioni anche in Cile e continuano quelle in Venezuela. Solitamente, anche in un contesto sociale difficile, lo spettacolo e l’incontro calcistico tendono ad essere portati avanti. Nel weekend delle nazionali, invece, abbiamo assistito ad uno schieramento compatto del mondo del calcio cileno nei confronti del proprio popolo. I calciatori della nazionale si era già rifiutati di scendere in campo contro la Bolivia tempo fa, ed hanno fatto lo stesso l’altra sera per la partita contro il Perù.

Il dissenso contro il periodo difficile che stanno vivendo i conterranei, però, non si è limitato all’annullamento dell’incontro. Il primo a schierarsi apertamente con le istanze dei manifestanti e contro la violenza delle forze dell’ordine è stato Gary Medel, il quale ha dichiarato: “Noi stiamo con il popolo”. Gli ha fatto eco il portiere Claudio Bravo chiedendosi cosa stia facendo la classe politica per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Ha preso parola pure Arturo Vidal, l’ex centrocampista della Juventus si appella alla forza del suo Paese e gli chiede uno sforzo per resistere, quindi aggiunge: “I politici ascoltino la gente, la gente se la passa male e noi diciamo: basta”.

La politica ed il calcio in Sudamerica

Se pensiamo ai nostri atleti, ai nostri calciatori una simile presa di posizione appare insolita. Questo perché in Italia, ed in Europa in generale, si tende a separare il calcio e lo sport dalle questioni politiche. Chiaramente anche i nostri atleti hanno delle posizioni politiche riguardanti la situazione del Paese, ma tendono a tenerle per la sfera personale. Altrove, penso al caso di Piqué e Guardiola sul referendum indipendentista in Catalogna, c’è una connessione diretta tra lo sport e ciò che si verifica attorno.
In Sudamerica poi c’è un legame particolare dei calciatori con la propria terra e con le sofferenze del popolo. Negli anni Maradona ha espresso più volte la sua posizione politica su diverse questioni nazionali ed internazionali ed anche in questo frangente si è voluto schierare in favore di Evo Morales, il presidente destituito con il colpo di stato in Bolivia. Ma anche un suo grande maestro, Luis Menotti (che lo convocò ancora minorenne al mondiale del ’78) è passato alla storia per la sua opposizione fiera ai generali della Casa Rosada.