Il 20 Novembre si celebra la “Giornata Internazionale per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” da quando, nel 1989, a New York, la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia ottenne l’approvazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Sono 196 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione. In Italia è stata ratificata il 29 Maggio 1991.
La Convenzione ONU, costituita di 54 articoli, nacque per sancire il diritto alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo, all’uguaglianza, e il diritto di essere ascoltati, riconoscendo i minori “come titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici”.
“I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rappresentano un faro, la direzione verso la quale dobbiamo lavorare tutti insieme per consentire ad ogni bambino, bambina e adolescente di vedere i propri diritti rispettati. È a partire dai comuni, stando tra le persone, coinvolgendo le istituzioni locali che possiamo operare quel cambiamento tanto atteso che veda i bambini attori partecipanti alla vita delle nostre comunità” ha dichiarato, in occasione delle celebrazioni, il presidente di UNICEF Italia, Francesco Francesco Samengo.
A trent’anni dalla Convenzione molto si è fatto, ma c’è ancora tanto da fare
E tuttavia, oggi ancora e in tutto il mondo, sono tanti, troppi, i bambini e gli adolescenti vittime di violenze e abusi, di discriminazione, di emarginazione, di povertà assoluta. Secondo l’UNICEF “Ogni anno milioni di bambini sono vittime di violenze taciute. In ogni Paese, cultura e a ogni livello sociale i bambini subiscono varie forme di abuso, abbandono, sfruttamento e violenza. Gli abusi possono essere perpetrati nelle case, nelle scuole, nelle istituzioni, al lavoro, nelle comunità, durante i conflitti armati e i disastri naturali. In molti paesi, le punizioni corporali e gli abusi sessuali sono ancora ancora pratiche di violenza contro i bambini legali e socialmente approvate. La violenza può assumere varie forme: sfruttamento e abuso, tratta, punizioni corporali umilianti, reclutamento nelle forze armate e pratiche tradizionali dannose (tra queste il matrimonio precoce e la mutilazione genitale). Crescere subendo violenza e abusi condiziona pesantemente lo sviluppo, la dignità e l’integrità fisica e psicologica di un bambino”