Open, le indagini sull’ex fondazione di Matteo Renzi: perquisito anche Marco Carrai

La magistratura indaga sulla ex fondazione renziana Open, l’organizzazione che organizzava la Leopolda. Nella rete delle perquisizioni ordinate dalla Procura è finito anche Marco Carrai

Open, l’organizzazione fondata da Matteo Renzi che si occupava di organizzare la Leopolda, è finita sotto la lente di ingrandimento da parte delle autorità giudiziarie. Come riporta La Repubblica, pare che la fondazione operasse- a volte- alla stregua di un partito, ad esempio occupandosi di coprire le spese di alcuni parlamentari.

La Procura di Firenze ha disposto delle perquisizioni che sono state compiute nei confronti di Alberto Bianchi, avvocato e Presidente della fondazione, e di Marco Carrai, imprenditore nonché amico di infanzia di Matteo Renzi. Per Bianchi, già accusato di traffico di influenze, è stata formulata anche l’accusa di finanziamento illecito ai partiti.

I magistrati indagano sulla fondazione renziana Open, ecco su che cosa si indaga

La fondazione Open era, in realtà, una specie di cassaforte che veniva utilizzata da Matteo Renzi per la sua attività politica. Una sorta di estensione di un partito politico, se vogliamo dire così (negli incartamenti della magistratura si legge che “la fondazione Open ha agito come articolazione di partito politico”), che ha avuto un ruolo nelle primarie del Pd, nel comitato per Matteo Renzi segretario e che ha rimborsato le spese dei parlamentari e fornito loro carte di credito e bancomat.

La magistratura indaga sulla fondazione e su dei finanziamenti che potrebbero aver dato vantaggi a chi sosteneva lui e la sua carriera in ambito politico. Per questo motivo, e cioè al fine di comprendere che fine abbia fatto il denaro che nell’arco di 6 anni (dal 2012 al 2018) gli imprenditori hanno versato nella e casse della fonazione, la Procura ha ordinato che si indagasse anche sui finanziatori.

Tra loro spiccano i nomi di Davide Serra, di Corrado Fratini, dei fratelli Bassilichi, del gruppo Garofalo, della multinazionale Menarini e del gruppo Getra. All’alba di ieri, dunque, finanziatori di Open in 9 diverse città italiane sono state perquisiti in cerca di prove, ma non risulterebbero essere indagati.

I magistrati indagano sulla fondazione renziana Open, le dichiarazioni di alcuni dei coinvolti

Nel settembre del 2019, con una perquisizione negli uffici del Presidente Bianchi, la magistratura ha requisito la documentazione su Open. Il Presidente si è difeso , tramite il suo avvocato: “Tutte le entrate e le uscite della fondazione sono tracciabili perché avvenute con bonifico e carte di credito. Tutto alla luce del sole“.

Nella rete delle perquisizioni ordinate dalla Procura è finito anche Marco Carrai, imprenditore che  è stato consigliere della fondazione. Spesso viene definito “uomo ombra ” di Matteo Renzi. Ieri sera, Marco Carrai ha voluto commentare così questa vicenda che lo vede coinvolto da vicino: “Ho fiducia che la magistratura chiarirà presto la mia posizione. So di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge“.

Questa mattina centinaia di finanzieri in tutta Italia hanno perquisito all’alba abitazioni e uffici di persone fisiche e giuridiche “colpevoli” di aver finanziato la Fondazione Open. La decisione è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Creazzo e Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l’arresto per i miei genitori“: questo il commento Matteo Renzi su Facebook. Anche stamattina l’ex Presidente del Consiglio ha parlato della vicenda a mezzo Twitter, dichiarandosi dispiaciuto per le persone perbene che hanno subito delle perquisizioni e ribadendo che le regole delle fondazioni sono state rispettate.

Maria Mento