Sia l’Italia che la Germania hanno deciso di ritirare dalla base Nato di Bagdad le loro truppe per assegnarle ad altre zone.
La situazione socio politica a Bagdad continua ad essere critica anche in queste ore. Durante la notte la base Nato nella capitale irachena è stata sotto attacco di mortai e la tensione tra gli alleati ed i membri della milizia irachena è altissima. In attesa di capire quale sarà lo sviluppo dello scenario, sia l’Italia che la Germania hanno ritirato i loro nuclei militari dalla base irachena. Il nostro Paese aveva fornito al governo iracheno un gruppo di 40 carabinieri per operazioni di addestramento delle truppe di difesa.
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Vista la situazione di pericolo di questi giorni e che il contingente nostrano non è stato schierato per operazioni di guerra, il nostro governo ha preferito riportare in Italia i militari. Anche la Germania ha ritirato le proprie truppe da Bagdad (30 militari), ma invece di farli rientrare, ha suddiviso i suoi uomini tra il Kuwait e la Giordania. Il primo pensiero è che le due forze alleate possano aver ritirato il proprio supporto al governo iracheno, ma stando alle dichiarazioni del nostro viceministro degli Esteri Marina Sereni non è così.
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Ritirate le truppe da Bagdad, il viceministro degli Esteri: “L’Italia conferma il suo impegno al fianco dell’Iraq”
Ospite de ‘Il Circo Massimo’ su Radio Capital, la viceministra Sereni smentisce che il ricollocamento delle truppe sia un dietrofront sull’impegno preso in Iraq e dice: “L’Italia conferma il suo impegno al fianco dell’Iraq. Abbiamo molti militari ad Erbil, il nostro contingente è in gran parte lì e ha una funzione di addestramento delle forze di sicurezza irachene e curde; lo stesso vale per i contingenti che sono in altre postazioni, in particolare a Bagdad”.
Lo spostamento dei militari, dunque, sarebbe stato operato solamente per preservare la loro incolumità in attesa di comprendere meglio la situazione: “Abbiamo semplicemente spostato un piccolo nucleo di militari che era ospitato in una base non considerata sicura e solo quel piccolo contingente è stato spostato momentaneamente. La situazione è a forte tensione, dobbiamo proteggere i nostri militari, in questo momento le missioni sono sospese e i militari sono nelle basi, ma se le condizioni politiche, e quindi se l’evoluzione del quadro iracheno lo consentirà, noi siamo pronti a rimanere e a mantenere i nostri impegni con l’Iraq”.
La decisione è presa in conformità con quello che era l’impegno che l’Italia aveva fornito, ovvero l’invio di truppe che in una situazione di stabilità s’impegnava ad addestrare quelle irachene per la difesa della nazione. Nel momento in cui la presenza comporta anche un’impegno bellico, queste sono state spostate.