Polonia omofoba, l’allarme che arriva dall’est Europa: ora è permesso aggredire le comunità LGBT

Zone LGBT-free, dove è possibile aggredire le persone omosessuali in libertà e anche con violenza: succede in Polonia, a causa delle politiche intolleranti della destra e della Chiesa

In Polonia ci sono 86 luoghi nei quali è possibile essere omofobi ed esternare il proprio odio nei confronti degli omosessuali utilizzando la violenza fisica. L’iniziativa delle zone libere da LGBT (definibili come LGBT-free o, in polacco, Strefa wolna old lgbt), è nata grazie all’impulso del Prawo i Sprawiedliwość (Pis), il maggiore partito di destra attivo nella nazione. La notizia, riportata in questi giorni da Tiscali.it, sconvolge ancora di più se si pensa che siamo alla vigilia della Giornata della Memoria e che proprio in Polonia sono sorti i campi di sterminio  più iconici del dramma vissuto dagli ebrei (ma anche da altre persone deportate a vario titolo, tra cui appunto le persone omosessuali).

Zone LGBT-free in Polonia, ce ne sono ben 86: uno di questi è il Comune di Swidnik

La rivista statunitense Wired ci parla delle “Strefa wolna old lgbt”: sono delle zone in cui è possibile mostrare i propri sentimenti di odio nei confronti di persone omosessuali di entrambi i sessi, di persone bisessuali e di persone transessuali. Succede in Polonia dove, su iniziativa del massimo partito di destra, adesso esistono ben 86 luoghi– sparsi per tutto il Paese- in cui gli enti locali hanno istituito le zone denominabili come LGBT-free.  Qui, grazie all’emanazione di 91 provvedimenti, adesso è possibile non tollerare le preferenze sessuali che non rientrino nella sfera dall’eterosessualità.

Uno di questi, come ha sottolineato appunto Wired, è Swidnik, Comune che si trova nella regione di Lublino. Bruxelles e l’Unione Europea tutta hanno condannato la svolta omofoba dalla nazione– condanna che include anche quanto sta accadendo in Ungheria– comminando delle sanzioni di natura economica che dovrebbero favorire il rispetto dei diritti civili. Ma questo (almeno per il momento) non sembra aver sortito gli effetti sperati.

Zone LGBT-free in Polonia, le testimonianze degli attivisti LGTB: “Abbiamo subito minacce di morte”

Il clima di intolleranza messo in atto riguarda, oltre l’idea assurda e aberrante che le persone possano essere colpite a livello fisico, anche il proibire alla comunità LGTB di accedere a bandi di concorso o al semplice affitto di strutture ove realizzare corsi o convegni. L’attivista LGBT Bartosz Staszewski ha raccontato ai microfoni di Wired che “Insieme agli altri membri dell’associazione Lublin Equality March abbiamo ricevuto minacce di morte prima dell’organizzazione di un corteo”. A luglio, invece, una manifestazione che ha avuto luogo a Bilystok è stata funestata dall’intervento di un gruppo di squadristi armati di mazze. In quell’occasione, diverse persone rimasero ferite.

Zone LGBT-free in Polonia, la destra ha fatto propaganda sfruttando l’avversione della Chiesa

Ma da dove nasce questa forte avversione contro gli omosessuali? Molta responsabilità ce l’ha la propaganda politica messa in atto dai partiti di destra, e specialmente dal già citato Pis che in alcune zone del Paese raggiunge consensi capaci di superare il 50%. La destra avrebbe fomentato l’esistenza di un legame tra omosessualità e pedofilia, facendo dunque leva sull’indignazione popolare e su quello che potrebbe scatenare.  A questo si aggiunge l’avversione messa in campo anche dalla Chiesa. Le persone che appartengono alle comunità LGBT sono trattate alla stregua di peccatori pubblici che necessitano di essere convertite.

La chiesa attacca la nostra comunità più duramente che la politica. Marek Jędraszewski ha usato per la prima volta il termine ‘piaga arcobaleno‘ che è stato immediatamente ripreso dall’ultradestra“. Marek Jędraszewski, citato in questa ulteriore dichiarazione raccolta sempre da Wired, è un arcivescovo cattolico polacco.

Maria Mento