E finalmente è giunto il giorno.
E’ giunto il giorno in cui salirà sul palco dell’Ariston Junior Cally, (t)rapper capitolino al centro delle polemiche da ormai diversi giorni per alcuni testi quantomeno “forti” portati alla ribalta alla vigilia di Sanremo (di seguito uno dei pezzi più criticati).
Una ottima mossa per pubblicizzare un artista che non è (era?) popolare a livello mainstream.
La polemica è stata immediatamente cavalcata da alcuni politici, tra cui Matteo Salvini (che quando c’è Sanremo ha sempre da scatenare polemica – vedansi l’anno scorso le frecciatine contro Mahmood, poi riviste dato il grande successo dell’artista di origini egiziane):
🔴 Il “cantante” che inneggia allo stupro e alla violenza nei confronti delle donne non chiede scusa a nessuno, anzi, “riscriverebbe i suoi testi tali e quali”.
E questo signore salirà sul palco del festival della musica italiana.
Che schifo. pic.twitter.com/7SYOx44Czz— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) February 4, 2020
Dagospia ha ipotizzato che dietro ciò ci sia la scelta di escludere (once again) l’ex vincitore del Festival Povia, da tempo su posizioni sovraniste / complottiste.
Posizioni apprezzate anche dall’ex giornalista giovane alternativo ormai pienamente boomer Red Ronnie, altro protagonista di una vera e propria crociata contro il rap.
Qualche tempo fa è stato protagonista di un dimenticabilissimo approfondimento sul tema rap nel corso di ‘Non è l’Arena’, con Giletti la De Girolamo Red Ronnie e tanta altra bella gente a prendere di mira con un 21enne che prova a far trap e prova ad ottenere l’attenzione tatuandosi tutta la faccia e facendo video promozionali discutibili.
Prima ancora, il Nostro ci aveva offerto una lunga presa di posizione contro Junior Cally (oltre che contro Skioffi, artista che per provare finalmente a diventare mainstream è andato pure ad Amici):
Svariati minuti di banalità riassumibili in “Perché nessuno pensa ai bambini?”
Perché nessuno pensa ai bambini che potrebbero prendere alla lettera i discutibili testi dei loro artisti preferiti e quindi stuprare, nel caso specifico? (Che poi sono gli stessi bambini che dovrebbero fare carneficine su base quotidiana a causa di Call of Duty et similia).
Ma è giusto delegare l’educazione del fanciullo ai testi dei loro cantanti preferiti? Dove sono le famiglie? Dov’è la scuola? Dove sono le istituzioni?
Ma non entrerò io in questa sterile polemica fatta di luoghi comuni, ché volendo ancora fare i luogocomunisti si potrebbe parlare della libertà d’espressione, di com’è sbagliato limitare l’arte e di come l’arte sia stata spesso controversa.
Arriverebbe poi magari un Morgan a sottolineare come Junior Cally non sia De Sade, ma bisognerebbe anche ricordare la scarsa considerazione dei contemporanei per De Sade (che scriveva cose ben più forti dell’mc capitolino mascherato – che non sappiamo se stasera salirà sul palco con la maschera).
Come bisognerebbe ricordare come queste polemiche sono soltanto le ennesime legate alla presenza sul palco dell’Ariston di artisti legati ad un genere – il rap – che è sempre stato visto con sospetto dagli Italiani.
E bisognerebbe ricordare anche come alla fine sia tutto ciclico: lo sono le pandemie che creano panico per qualche settimana prima di finire nel dimenticatoio, lo sono gli allarmi sociali legati ai migranti invasori, lo sono le accuse di plagio a Sanremo (in attesa di Striscia, è già uscito un primo caso), lo sono le polemiche legate al rap sul palco dell’Ariston.
In una decina di giorni, ci saremo dimenticati di tutto. Come sempre.
R.D.V.