Non avrei dovuto, ma per due giorni consecutivi ho visto pressoché tutto Sanremo e pressoché tutto l’Altrofestival.
E se le considerazioni su Sanremo – per il momento – le lasso altrui, meglio scrivere dell’Altrofestival, in onda sulla piattaforma streaming della Rai.
E’ un format più che gradevole, nel suo suo essere assolutamente sopra le righe (se in assoluto il programma spinoff di Sanremo è sempre stato più scanzonato e meno ingessato, quest’anno lo è di più).
E’ sul web, è tardi la notte, si può fare.
Mi ha dato la possibilità di vedere un Bugo ancora più stralunato che sul palco dell’Ariston duettare con due Bluvertigo, con Andy giunto nel cuore della notte (e non sembrava esattamente entusiasta della circostanza) per affiancare Morgan sul palco dell’Altrofestival.
Ho visto un informissima Piero Pelù chiamare sul palco gli ospiti della puntata, dispensando abbracci a destra e a manca dopo la sua travolgente performance.
Ho visto gli eroi della mia preadolescenza.
Ed ho visto soprattutto un’eroina della mia tardissimoadolescenza.
Myss Keta.
E’ lei la vera mattatrice di quello che un tempo era il dopofestival. Con i suoi modi, con il suo stile, con la sua dialettica, d’altra parte, non può non esserlo.
Dà del lei a Michele Zarrillo e se ne compiace, chiama gli applausi perché non ha la claque e il pubblico dell’Altrofestival sembra a tratti abbastanza addormentato, rimbrotta Costantino della Gherardesca che poco prima aveva invitato Sabrina Salerno dell’uomo più importante della sua vita (quando è noto – se si è veri fan di Sabrina e si legge qualche sua intervista – che per lei ci sono solo il figlio e il marito).
E ancora, dà le pagelle agli outfit degli artisti in gara (mi chiedo solo: perché le emonji a mo’ di voto?) e chiude le puntate con una geniale canzone dedicata ai decenni sanremesi (di seguito quello di ieri).
Altrosanremo 2020, gli altri con Myss Keta e il giudizio finale
La mia vuole solo essere una lode a Myss Keta, ma approfitto di questo spazio per sottolineare la capacità di resistenza dell’altroconduttore Nicola Favino (che in un contesto come l’Altrofestival pare sguazzarci), la presenza di Tommaso Abbate (che da Tiki Taka in poi è come il prezzemolo) e i gradevolissimi tempi comici di Valerio Lundini, che prima di ora non conoscevo.
Venendo al giudizio finale, l’Altrofestival su Raiplay è un format gradevole capace di portare freschezza. Un ottimo contraltare al Festival che propone la reunion dei Ricchi e Poveri come momento clou e che relega la musica dei giovani al fondo della classifica.
E poi – once again – c’è Myss Keta <3
R.D.V.