Deforestazione da record in Amazzonia, tra le cause la politica del presidente Bolsonaro

Deforestazione da record

Il primo mese dell’anno la deforestazione nella foresta pluviale amazzonica brasiliana è più che raddoppiata rispetto a gennaio dell’anno precedente.

In totale controtendenza con il periodo, generalmente indentificato con quello delle pioggie che rendono difficile l’accesso alla foresta pluviale, la deforazione quest’anno è rimasta elevata. I dati indicano un + 108 % rispetto a gennaio 2019.

Per alcuni la causa è da imputarsi alle politiche e la retorica del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, che incoraggiano le attività illegali. Il effetti durante il primo anno del presidente Bolsonaro si è registrata una crescita della deforestazione in Amazzonia. Alle numerose critiche alla sua politica il presidente ha risposto dicendo che “il Brasile rimane un esempio per la conservazione”.

L’Amazzonia è conosciuta come il polmone verde del pianeta: un serbatoio naturale per la CO2 che contrasta il ritmo del riscaldamento globale.

Deforestazione aumentata nel 2019 e nuovo record in gennaio 2020

Nel primo mese dell’anno sono stati eliminati più di 280 chilometri quadrati di foresta amazzonica, con un aumento del 108 percento rispetto a gennaio 2019. Secondo il National Institute for Space Research (INPE)  è la più grande area del Brasile cancellata nel mese di gennaio dal 2015, primo anno di raccolta dati.

Questi vengono raccolti dal sistema DETER satellitare INPE, che monitora la deforestazione in tempo reale.

Per fare un confronto con gli anni passati,  136 chilometri quadrati sono stati cancellati a gennaio 2019, 183 chilometri quadrati nel 2018 e 58 chilometri quadrati nel 2017.

I dati INPE pubblicati a metà gennaio hanno scoperto che la deforestazione in Amazzonia nel nord del Brasile era cresciuta dell’85% nel 2019, superando 9.166 chilometri quadrati (il numero più alto in almeno cinque anni) contro 4.946 chilometri quadrati eliminati nel 2018.

Il climatologo Carlos Nobre, scienziato e ricercatore dell’Università di San Paolo (USP), ha affermato come la deforestazione quest’anno possa superare il livello registrato nel 2019. Al culmine della stagione secca dell’anno scorso (tra luglio e settembre) la distruzione era oltre 1.000 km quadrati al mese.

Il presidente Bolsonaro ha fatto parlare di se in agosto quando ha tentato minimizzare il problema degli incendi boschivi che avevano sconvolto il mondo.

Ancora prima il neo presidente, che aveva dichiarato come “non sarebbe stato democratico” ha mantenuto la parola, togliendo le terre agli indigeni per consegnarle alle lobby agricole.

Il 2 agosto, l’allora presidente dell’INPE Ricardo Galvao fu licenziato dall’amministrazione Bolsonaro, che lo accusò di esagerare l’entità della deforestazione.

Mercoledì scorso (5 febbraio 2020) Bolsonaro ha svelato un vasto piano per la foresta pluviale amazzonica che prevede progetti minerari, agricoli e idroelettrici, destando la preoccupazione delle ONG, oltre che rappresentare un incubo per la popolazione tribale e l’intero pianeta.