E’ la storia di Marianna Manduca, uccisa dal marito dopo averlo denunciato ben 12 volte. Ora lo Stato chiede ai figli orfani indietro il finanziamento concessogli in primo grado e cancellato in appello
ROMA: Ha qualcosa di paranormale la storia di Marianna Manduca, uccisa due volte, una dal marito e una da uno Stato che non ha saputo ascoltarla e che adesso punisce i suoi figli.
Aveva denunciato il marito 12 volte e non era stata creduta
Marianna si era fatta forza e aveva deciso di denunciare il marito violento, ma per ben 12 volte le forze dell’ordine non l’avevano creduta. E alla fine è stata uccisa il 3 ottobre del 2007 dal padre dei suoi figli, Saverio Nolfo, quando la donna aveva solo 33 anni. A raccontare l’assurda vicenda è Carmelo Calì, il cugino di Marianna. Ha la voce rotta ed è totalmente sconvolto mentre rivela i risultati dell’udienza in Cassazione: “Lo Stato che non l’aveva protetta era stato però condannato a proteggere, almeno, i suoi tre bambini. Niente da fare. Adesso la Presidenza del Consiglio vuole indietro quei soldi”. E con quel soldi si riferisce ai 250mila euro che i poveri orfani rischiano di dover restituire a causa della decisione della Presidenza del Consiglio.
I figli della donna salvati dal cugino e della moglie
Ad accogliere l’adozione dei figli della donna sono stati il cugino Carmelo e sua moglie Marianna, gli unici ad interessarsi davvero ad una vicenda dove lo Stato, invece di tutelare le sue vittime, le punisce. I tre bambini oggi hanno 18,17 e 15 anni, forse l’età giusta purtroppo per essere in grado di comprendere la crudeltà di una decisione fuori dal normale. Carmelo ha raccontato che: “Quando dodici anni fa i figli di mia cugina Marianna, assassinata dal marito, sono diventati i nostri figli, e da quattro in famiglia siamo diventati sette, con mia moglie Paola abbiamo pensato che in qualche modo ce l’avremmo fatta, nonostante le difficoltà. Stringendo i denti. Ma poi abbiamo lottato perché i bambini di Marianna avessero giustizia. Abbiamo fatto un processo e vinto. Ma non avevamo fatto i conti con uno Stato che abbandona i figli del femminicidio”. I tre orfani non erano stati accolti da nessuno dei familiari dell’assassino, e Carmelo aveva deciso di prenderli in casa con sé anche se non vedeva sua cugina Marianna da quando avevano 5 anni.
La corte d’appello di Messina ha chiesto agli orfani il risarcimento
Carmelo e Paola, assieme ai loro avvocati, hanno affrontato la richiesta del procuratore generale di rigetto del ricorso contro la sentenza della Corte d’appello di Messina che ha richiesto ai tre ragazzi il risarcimento che era stato precedentemente accordato in primo grado. La vicenda, che era stata già riportata da NewNotizie, si arricchisce di una nuova inquietante pagina, quella nella quale è protagonista uno Stato che non solo chiude gli occhi dinanzi ad un femminicidio, ma uccide più volte quelle vittime che dovrebbe tutelare.
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