Il marito di lei, nonostante il test del dna abbia dimostrato che il figlio sia dello studente con cui la professoressa ha avuto rapporti, ha deciso di crescere il bambino assieme al figlio biologico
Scoppiò lo scorso marzo lo scandalo della professoressa allora 31enne di Prato che, dopo aver avuto un rapporto sessuale con lo studente 13enne a cui dava ripetizioni, rimase incinta. La donna all’incirca un paio di estati fa si era fatta travolgere un po’ troppo dalla passione sfrenata per l’adolescente a cui faceva ripetizioni di inglese. Ma l’impeto sessuale l’ha messa davvero nei guai. La donna, un’operatrice sanitaria, è stata accusata di violenza sessuale per induzione nei confronti di minore. Lo studente infatti, all’epoca dei fatti, era ancora 13enne, e per il codice penale italiano quell’età corrisponde ad un momento di sviluppo psichico in cui il minore può non essere totalmente consapevole delle scelte, soprattutto sessuali, che intraprende. Per la difesa, però, il ragazzo era 14enne e quindi nelle piene facoltà di scegliere come e quando consumare un rapporto sessuale. Gli inquirenti al momento dell’arresto trovarono nel computer della donna tracce di navigazione su siti a contenuto pedopornografico.
La professoressa continuò a tampinare lo studente
La vicenda, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, iniziò nei primi mesi del 2017. La donna, dopo aver consumato l’atto sessuale con il ragazzo, si espose ulteriormente dal punto di vista giudiziario per aver ripetutamente contattato in maniera insistente lo studente. Nel dettaglio gli avrebbe più volte detto, con messaggi su whatsapp, che se avesse interrotto la relazione lei si sarebbe tolta la vita o avrebbe portato il figlio concepito insieme nella palestra che il ragazzino frequentava. Lo studente riguardo alla professoressa ha detto: “mi ha rovinato la vita e la carriera di atleta”.
Indagato anche il marito che ha deciso di tenere il bambino
Il marito della donna, dalla quale ha già avuto un figlio, fu indagato per un altro reato, seppur minore. L’uomo, pur essendo a conoscenza che il figlio non fosse suo, aveva deciso comunque di riconoscerlo, dichiarandolo all’anagrafe come figlio biologico. L’uomo, che in questa vicenda è in sostanza parzialmente anche lui una vittima, ha deciso con coraggio di non lasciare il piccolo nascituro per strada, optando per la scelta di farlo crescere con il proprio figlio biologico. Un gesto senza dubbio nobile, ma che per i giudici sarebbe comunque da punire.
Non resta che aspettare gli esiti di questa grottesca vicenda giudiziaria, dove la scelta audace di un uomo in difficoltà ha fatto sì che di vittime non ce ne fossero altre.
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