Raimondo Etro, ex brigatista, era intervenuto a “Non è l’Arena” perché invitato a prendere parte a un dibattito sul reddito di cittadinanza. Massimo Giletti lo ha cacciato dallo studio: ora vedremo cos’è accaduto
Dibattito ad alta tensione quello che a “Non è l’Arena” ha visto contrapporsi in studio diversi ospiti, tra i quali citiamo Luca Telese (giornalista, conduttore e scrittore), Daniela Santanchè e l’ex brigatista Raimondo Etro. A causa delle parole pesantissime pronunciate da quest’ultimo, Massimo Giletti– che come sempre ha vestito i panni del conduttore-moderatore della trasmissione- è intervenuto e ha preteso che l’uomo lasciasse lo studio.
Massimo Giletti caccia l’ex brigatista Raimondo Etro, si pala di reddito di cittadinanza a “Non è l’Arena”. Le dichiarazioni che hanno scatenato la polemica
Raimondo Etro, condannato per aver preso parte ad alcune tra le più famigerate azioni sanguinose messe in atto dalle Brigate Rosse, è stato ospitato a “Non è l’Arena”, il programma che oggi Massimo Giletti conduce per La7. Etro è stato invitato in quanto persona che oggi percepisce il reddito di cittadinanza e sul reddito di cittadinanza si sarebbe, appunto, dovuto incentrare il dibattito.
L’uomo, oltre a lanciare insulti nei confronti dei presenti in studio (in riferimento a Rachele Mussolini l’ex brigatista ha pronunciato la parola “z*****a”), ha in qualche modo difeso l’attività criminale delle Brigate Rosse con la frase “Meglio mani sporche di sangue piuttosto che di acqua”.
La frase ha scatenato la reazione di Luca Telese, presente in studio, che gli ha chiesto immediatamente di ritirare quelle parole. Etro ha spiegato che si trattava di una battuta tratta da un romanzo di Graham Greene e ha definito Telese “ignorante”. Ma, come giustamente ha fatto notare il giornalista, non si possono accettare battute del genere sulla pelle di persone che per colpa delle BR hanno perso la vita.
All’ennesimo rifiuto di scusarsi per le sue esternazioni, diniego chiesto anche da altri opinionisti e accompagnato da uno “Scusa al c***o”, è intervenuto Massimo Giletti che lo ha allontanato così:
“Il taxi glielo pago di tasca mia però quella è la porta. Lei questa frase non doveva dirla, questo non è accettabile”.
Massimo Giletti caccia l’ex brigatista Raimondo Etro, l’Italia delle BR e le condanne
Il nome di Raimondo Etro, classe 1957, è storicamente connesso alla stagione che vide le Brigate Rosse in azione in Italia. A lui e agli altri brigat
isti identificati si ricollegano i fatti della strage di Via Fani e del sequestro di Aldo Moro, a cui la strage- organizzata e messa in atto il 16 marzo 1978 per assassinare i membri della sua scorta– aprì la strada. Coinvolto anche nell’omicidio del giudice Riccardo Palma, Etro è colui che al momento di premere il grilletto si tirò indietro e rifiutò di sparare al giudice (ma questo rifiuto non servì a salvare la sua vita).
Nel 1996– nell’ambito del processo Moro quinquies– fu condannato dalla seconda Corte d’Assise a scontare una condanna a 24 anni e sei mesi di reclusione per concorso nel sequestro e nell’omicidio di Moro e della sua scorta. Nel 1998 la sua condanna venne ridotta dalla prima Corte d’Assise d’Appello di Roma a 20 anni e 6 mesi di reclusione.
Per le esternazioni di Etro Massimo Giletti si è scusato con il pubblico di “Non è l’Arena”:
“Storicamente nella mia vita televisiva- e mi rammarico di quello che avviene perchè non è mai piacevole- mi sono capitate due situazioni nelle quali non ho potuto far altro. La prima era quando una persona sorrise sulle leggi razziali e per me era una cosa su cui non si poteva sorridere, ma non si può neanche dire una cosa del genere pensando che a farlo è stato un protagonista di uno degli episodi più tragici della nostra democrazia: la morte di Moro, dei suoi uomini di scorta, questo non è accettabile. Quindi quando dice una frase del genere io speravo che capisse che le battute su certe cose non si possono fare. Si poteva tornare indietro. Mi spiace per Etro, ma io non avevo altra alternativa che indicargli l’uscita“.
Maria Mento