Giuseppe Costa è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa per varie attività illecite svolte per conto della cosca Arenella
Si è soliti dire che il tempo guarisca le ferite, e si può concordare su questo fino a quando, però, queste ferite non vengano riaperte con la forza. A quasi 30 anni dalla strage di Capaci, l’evento che ha irrimediabilmente scosso le fondamenta simboliche di un’intera nazione, si torna a parlare di Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani, uno degli agenti della scorta di Falcone saltato in aria il 23 maggio del 1992. Quella stessa Rosaria Costa diventata simbolo di una Sicilia che davanti alle ingiustizie della mafia non ha voluto piegare la testa. Rosaria è diventata celebre per le parole proferite ai funerali delle vittime della strage di Capaci. Nella camera ardente la donna gridò al presidente del Senato Spadolini: “Presidente io voglio sentire solo una parola: lo vendicheremo. Se non puoi dirmela, presidente, non voglio sentire nulla, neanche una parola”. Celebre anche il discorso tenuto davanti al leggio durante i funerali del marito, discorso nel quale rivolse ai mafiosi queste parole: “Io vi perdono, ma vi dovete inginocchiare”. La vedova Costa balza nuovamente agli “onori” di cronaca perché fra gli 8 arrestati di un maxi blitz della Dia di Palermo compare il fratello, Giuseppe Costa.
Muratore sotto copertura affiliato della famiglia di Vergine Maria
Giuseppe Costa ha 53 anni, fa il muratore di mestiere come copertura per la sua affiliazione alla famiglia di Vergine Maria. L’accusa nei suoi confronti è quella di associazione a delinquere per le numerose attività illecite che svolgeva per conto della cosca: suoi erano i compiti di tenere la cassa, gestire le estorsioni convincendo le vittime di attività commerciali a pagare il pizzo e di assicurare alle famiglie dei mafiosi in stato di detenzione il sostentamento economico necessario. Costa però non era un semplice galoppino dedito alla riscossione della tassa mafiosa. Per gli inquirenti, infatti, l’uomo era inserito a pieno nelle dinamiche della famiglia, al punto che al momento della scarcerazione di Gaetano Scotto, il boss della zona, Costa ha invitato i commercianti, vessati dall’uomo a pagare il pizzo, a consegnare i soldi delle mazzette direttamente al boss in segno di rispetto. Il fratello di Rosaria è stato scoperto grazie ad un trojan messo nel suo telefono cellulare, che ha permesso di registrare ogni singola parola del mafioso.
Aveva preso in modo plateale le distanze dalla sorella
Costa era oramai ai vertici della cosca dell’Arenella Vergine Maria assieme ai fratelli Scuotto, la stessa cosca sulla quale è tornata in voga l’ipotesi che avesse ricoperto un ruolo fondamentale sia nell’attentato fallito dell’Addura contro Giovanni Falcone, sia per quello contro il poliziotto Antonio Agostino, ucciso con la moglie del 1989. Durante i due anni di intercettazioni l’uomo non ha mai menzionato né la sorella né il nipote diventato finanziere. Ha frapposto fra lui e la famiglia una distanza siderale, simbolo del fatto che, 28 anni dopo, il discorso di Rosaria Costa è purtroppo ancora attuale, e che la donna, in fondo, quella vendetta che chiese a Spadolini l’ha ottenuta solo parzialmente, pugnalata proprio dal un fratello che si è schierato dalla parte di coloro che hanno causato la morte del marito.
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