Sulla questione Euro e Unione Europea i membri della Lega si dividono in due fazioni: tra chi vuole un approccio riformista e chi spinge sull’uscita.
Non è una novità che la Lega, ai tempi della campagna elettorale del 2018, proclamava a gran voce la necessità di un’Italia padrona della propria economia, un’Italia libera dalle morse e dalle manovre economiche dell’Unione Europea. A dire il vero i primi mesi di governo, quelli del primo Conte, hanno mostrato un Salvini combattivo, intento a convincere i vertici UE a ridistribuire i migranti tra i vari Paesi membri. Anche dal punto di vista economico il leader leghista ha provato a fare la voce grossa, spingendo per una Legge di Bilancio che sfidava apertamente i limiti di spesa posti dalla Commissione europea.
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In quel caso dovette fare qualche passo indietro e soprattutto durante il periodo di governo non è mai stata messa in dubbio la presenza dell’Italia nell’Unione Europea. Eppure all’interno del partito c’è qualcuno che continua a sostenere che l’uscita dall’Euro sarebbe la soluzione ideale per il nostro Paese. Tra questi ci sono Bagnai e Borghi, sui quali Salvini disse a Bruno Vespa: “Alberto Bagnai e Claudio Borghi hanno entrambi idee condivise da tanti economisti e premi Nobel, ma nessuno di noi mette in discussione l’appartenenza all’Unione europea e non sono immaginabili scelte unilaterali sulla moneta, anche se non c’è dubbio che l’euro abbia favorito la Germania e danneggiato l’Italia. Stiamo cambiando le regole mettendo al centro il concetto di sovranità nazionale”.
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La Lega vuole stare dentro o fuori dall’Unione Europea?
La dichiarazione del leader leghista in occasione della presentazione del libro di Bruno Vespa e sembrata cerchiobottista, da un lato dava ragione ai membri “No Euro” del partito, dall’altro però sottolineava come non ci fosse l’intenzione di uscire dall’UE. L’ambiguità del partito si è manifestata anche di recente quando Giorgietti, numero due della Lega ha dichiarato candidamente: “No. Noi non vogliamo uscire. Ma non siamo più i soli a dire che molto deve cambiare. Per due ragioni: i trattati sono stati scritti in un’altra era geologica; l’epoca Merkel si avvia a conclusione”.
A stretto giro di posta era stato in questo caso Salvini a mostrarsi più propenso ad uno stallo in cui o cambia qualcosa o è meglio uscire: “O l’Europa cambia o non ha più senso di esistere. Gli inglesi hanno dimostrato che volere è potere. O si sta dentro cambiando le regole oppure come ha detto un pescatore che ho incontrato ‘ragazzi allora facciamo gli inglesi’. O regole cambiano o è inutile stare in una gabbia che ti strangola”.