Prezzi disinfettanti, parla Bertolaso: imporre prezzi “politici” per evitare speculazioni

Bertolaso prezzi disinfettanti

Sulla ricerca spasmodica dei disinfettanti si eprime Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile Italiana.

“Io ricordo che quando ci siamo trovati in situazioni di emergenza o in occasioni di grandi eventi ricordo sempre che c’erano i furbi che aumentavano il prezzo dell’acqua minerale, delle derrate alimentari. Io penso che il governo dovrebbe imporre dei prezzi ‘politici’ evitando così speculazioni vergognose su disinfettanti, mascherine”.

Così si è espresso Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, interpellato dall’Adnkronos, sull’emergenza coronavirus.

“Si stanno facendo tante ordinanze importanti in uno stato di emergenza nazionale e allora si adotti anche un’ordinanza dove si dice che il prezzo della mascherina non può essere superiore a un certo prezzo. Non si può permettere – sottolinea – un mercato nero e gli strumenti per evitarlo”.

Riguardo questa emergenza abbiamo scritto proprio oggi, proponendo un alternativa “Disinfettanti a prezzi folli e ricerche spasmodiche: in Italia adesso si pensa alla Amuchina fai da te”

Per Bertolaso è “assolutamente scorretto e indegno l’atteggiamento degli altri Paesi europei che adesso si indignano davanti alla situazione italiana. Dove era l’Europa quando qualche settimana fa l’Italia ha chiesto di chiudere i voli verso la Cina?”

Paesi che hanno fatto tutti i loro calcoletti – sottolinea Bertolaso – hanno pensato tutti che l’economia era più importante della solidarietà, hanno pensato agli affari propri e questo ci ha indeboliti e lasciati soli di fronte a questa situazione. E’ vergognoso il ragionamento di quei Paesi che fermano i treni o pensano di chiudere le frontiere invece di dire siamo tutti solidali con l’Italia, vi diamo una mano, anche con tecnici di laboratori in supporto”.

Bertolaso invita gli altri paesi ad aiutare l’Italia a superare questo momento di difficoltà perchè “questo dovrebbe fare l’Europa Unita, non certo pensare di chiudere le frontiere o bloccare i treni. E anche il governo e la politica italiana dovrebbe evitare di fare polemica e fare fronte comune contro questi atteggiamenti”

I punti deboli dell’emergenza secondo Bertolaso

Bertolaso parla di come il personale medico e paramedico è stato lasciato solo nel primo periodo, espondendolo al rischio di contagio: un fatto accaduto solo in Cina e in Italia.

Sottolinea come la classe medica italiana sia una delle migliori al mondo, messa in prima linea sul coronavirus: “C’è stata una serie di fattori sfortunati, negativi di qualche viaggiatore arrivato dalla Cina attraverso aeroporti europei non controllati o che non ha segnalato in modo chiaro e tempestivo il Paese di provenienza. Mi chiedo – prosegue Bertolaso – se arriva un pensionato da Lodi che dice di non essere andato in Cina e di non essere entrato in contatto con persone a rischio che cosa può fare un medico?”.

Un altro fenomeno penalizzante secondo Bertolaso è stata la scarsa valutazione del fenomeno: “Da ultimi in classifica per contagi ora siamo al terzo posto, un repentino cambiamento di numeri che ci ha portato ad essere sul podio per questa vicenda e questo è motivo di preoccupazione”.

Secondo Bertolaso le prime misure in Italia hanno funzionato, anzi, ne è stata criticata l’eccessiva prudenza. Fu inviso il blocco dei voli da e per la Cina, il controllo in aeroporto della temperatura dei passeggeri.

“Ma erano misure giuste perché di fronte a un virus di cui ancora oggi si sa molto poco era giusto alzare le difese e quella è stata una fase positiva. Non è stato positivo il sistema dell’informazione, troppe persone che parlavano, c’era addirittura chi spingeva per riaprire i voli verso la Cina. Ma per fortuna dalla protezione civile hanno tenuto duro e questa apertura non c’è stata altrimenti oggi la polemica sarebbe stata su questo tema”.

“Purtroppo – continua Bertolaso all’Adnkronos – temo ci sia stata una scarsa valutazione dei fenomeni che arrivavano negli ospedali, sicuramente ci si è un po’ ‘cullati’ sul fatto che erano state adottate misure importanti e forse si pensava che sarebbero state sufficienti per evitare il diffondersi del coronavirus ma evidentemente qualcuno è sfuggito al controllo. Forse qualche passeggero arrivato da un altro aeroporto o qualche caso sarà stato scambiato per influenza e questo potrebbe essere stato l’errore che ha permesso la diffusione del contagio”.

“Io ora sono in Australia, paese più vicino alla Cina, ma non vedo mascherine, si vive normalmente – conclude. Ci sono delle indicazioni per chi è stato in Cina ma tutto scorre in maniera tranquilla”.