In India violenti scontri e (già) 38 morti. Una legge ha scatenato le forti proteste

india scontri Cresce il numero delle vittime per le rivolte degli ultimi giorni a Delhi, in India. 

Lo scontro politico, esploso in seguito al trasferimento di un giudice che ha criticato la gestione della crisi da parte del governo e della polizia, ha aumentato a dismisura le tensioni nella capitale indiana, che conta già 38 morti nelle recenti forti proteste.

Migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa e paramilitare hanno pattugliato le strade nei giorni delle rivolte.

S. Muralidhar, un giudice dell’alta corte di Delhi, ha criticato duramente la polizia e ha invitato gli ufficiali a indagare sui politici del partito Bharatiya Janata del primo ministro indiano, Narendra Modi, che avrebbero incitato alla violenza.

Muralidhar è stato trasferito in un altro tribunale statale in seguito ad un ordine giunto in tarda notte, provocando una protesta tra i politici dell’opposizione e sui social media: lo riporta il quotidiano “The Guardian”.

Per il ministro della Giustizia è un banale “trasferimento di routine”

Manish Tewari, leader del partito di opposizione, ha affermato che ogni avvocato e giudice in India dovrebbe protestare con forza per quello che ha definito “un barbaro tentativo di intimidazione della magistratura”.

Il ministro della Giustizia, Ravi Shankar Prasad, ha minimizzato l’accaduto, dichiarando che si trattava di un semplice “trasferimento di routine”.

Le violenze erano cominciate lunedì a causa della nuova legge sulla cittadinanza, che ha portato a scontri tra musulmani e indù con centinaia di feriti. La legge sulla cittadinanza renderebbe più facile ottenere la cittadinanza indiana per i non musulmani di alcuni paesi confinanti.

Per alcuni la legge sarebbe “contro i musulmani” e minerebbe la costituzione secolare dell’India.