Il Messaggero ha intervistato quest’oggi Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, circa l’emergenza coronavirus.
Diversi gli aspetti interessanti emersi dalla conversazione con il dott. Pregliasco, ma ci soffermeremo principalmente su due aspetti.
Il primo – che è quello più allarmante (ed emerge dalle parole di molti esperti di settore) – è che il rischio reale per l’Italia è che non ci siano abbastanza posti nelle strutture ospedaliere: “Arrivati a questo punto di diffusione, in Lombardia ad esempio, dobbiamo preoccuparci di non avere un affollamento negli ospedali. Quindi la diffusione va scaglionata nel tempo. E’ importante che le persone si ammalino in modo contenuto, senza un eccessivo affollamento”.
Il rischio è soprattutto legato ai posti per la rianimazione: “Non dobbiamo rischiare di restare senza posti per la rianimazione, qualora dovesse servire a un elevato numero di pazienti. Il problema quindi è garantire una gestione corretta delle rianimazioni”.
E la necessità di un’assistenza di questo tipo riguarderebbe circa il 6-8% dei pazienti: “La maggior parte di casi segue l’iter dell’influenza normale ma stiamo osservando che si presenta una quota del 6-8% di pazienti che ha la necessità di assistenza ventilatoria. Quindi ha bisogno della terapia intensiva e questo rappresenta un elemento critico preoccupante. In Lombardia si sta studiando un piano per potenziare i posti necessari”.
L’altro aspetto interessante emerso dall’intervista, riguarda le tempistiche dell’epidemia: quanto tempo dovremo ancora “combattere” con il coronavirus? “Possiamo prevedere che si andrà avanti per alcuni mesi, direi 3-4 mesi. Considerando anche le code che arrivano dai singoli soggetti ammalati. Sul conto dei contagiati si deciderà se allargare le maglie del controllo in modo mirato o stringere ancora i bulloni”.