A Wuhan ed in Cina in generale per controllare gli spostamenti dei cittadini in quarantena, il governo li ha costretti a scaricare due app sullo smartphone.
In questi giorni abbiamo assistito in Italia a diverse persone che non hanno rispettato la regola degli spostamenti solo se necessari. Peggio c’è stato chi è uscito dalle zone di quarantena per andare a farsi una vacanza da qualche parte. Viene da chiedersi, dunque, come sia possibile che tutti rispettino i divieti affidandosi alla regola del buon senso. In Cina per evitare simili situazioni hanno attuato un metodo che viola le leggi sulla privacy: ovvero hanno costretto i cittadini a scaricare due differenti app per monitorare ogni spostamento.
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In questo modo le autorità verificano che i cittadini rispettino la quarantena e soprattutto si riesce a risalire in modo rapido agli spostamenti che hanno fatto e alle persone con cui sono entrate in contatto. In questo modo si riesce a risalire più facilmente alla catena di contagio e si può limitare al massimo la diffusione. Si tratta di un sistema di controllo complesso che viola la libertà alla privacy dei cittadini e che in 50 giorni comincia a mostrare i primi risultati.
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Coronavirus: la testimonianza del cittadino italiano sulle app di monitoraggio per la quarantena
Visto che si tratta di un metodo molto invasivo c’è da chiedersi se veramente il governo cinese abbia approvato una simile violazione della libertà personale. Dell’esistenza di un app simile aveva dato notizia qualche tempo fa il ‘New York Times‘, oggi sul ‘Fatto Quotidiano‘ si parla addirittura di due diverse applicazioni di monitoraggio. La fonte del quotidiano italiano è un nostro connazionale che abita in Cina da 15 anni con la famiglia e che è tornato da poco nel Paese asiatico.
Il nostro connazionale spiega di aver deciso di ritardare il più possibile il ritorno in Cina e che quando ha preso il volo si è diretto a Ghuanzou via Mosca per evitare di essere messo in quarantena ad Hong Kong e poter tornare a casa. All’arrivo in aeroporto lui e i suoi familiari sono stati controllati due volte e sono rimasti in stato di fermo per 2 ore. Quando il personale medico ha avuto la certezza che non erano contagiati gli ha dato il via libera. Giunti poi nei pressi dell’appartamento sono stati accolti da un gruppo appartenente all’amministrazione locale. Questi gli hanno controllato nuovamente la temperatura, quindi gli hanno fatto firmare delle carte con le quali autorizzavano il monitoraggio dei dati inseriti successivamente sulle app da scaricare necessariamente. Questo, gli hanno spiegato, sarebbero servite per la quarantena.