Divieto di acquisto sui prodotti esposti ma “non di prima necessità”: il cartello fa discutere

Coronavirus vietato l'acquisto di alcuni prodotti

In diversi supermercati sono comparsi dei cartelli che informano i clienti dell’impossibilità di acquistare determinati articoli in quanto “non indispensabili”.

Scaffali pieni di prodotti che non si possono acquistare per un interpretazione del decreto del governo. “Non è possibile acquistare i prodotti presenti in quest’area”: questi cartelli ed altri simili sono apparsi nei punti vendita Esselunga, Carrefour ed Eurospin di Milano. Sono comparsi su quaderni, pennarelli, articoli di cancelleria di ogni genere. Sono comparsi su biancheria intima, prodotti per la cura delle piante -ma non sulle piante. Da un giorno all’altro è stato definito cosa sia di prima necessità e cosa no, ma sono sante le proteste: “Servono anche per i compiti dei bambini”.

Diversi i clienti bloccati alla cassa con le matite colorate, come raccontato da Milano Repubblica, e dalle diverse segnalazioni sui social. La decisione è stata presa da diverse catene basandosi sul decreto del Governo, che dispone la possibilità di vendere solo beni di prima necessità.

Questa particolare restrizione sarebbe ispirata da tre fattori: la necessità di evitare una “concorrenza sleale” alle cartolerie che sono invece chiuse per decreto, l’esclusione di alcune categorie dai beni di prima necessità e quella di ridurre i tempi di attesa all’esterno dei supermercati.

“La merce esposta dovrebbe essere venduta tutta”

I genitori protestano per la restrizione in quanto i bambini continuano, pur da casa, a scrivere, disegnare e fare i compiti. Al contempo le cartolerie restano categoricamente chiuse e, quindi, di chiedono “come facciamo? Dove li compriamo?”.

Federdistribuzione si sta muovendo per cercare di avere e fare chiarezza sulla vendita di alcune categorie di beni.

Intanto interviene Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad: “Capisco tutto, siamo in un momento particolare, ma proprio per questo aggiungere complicazioni e limitazioni crea confusione per i nostri  dipendenti che sono già sotto pressione. E anche per i consumatori. La norma rischia di creare problemi di ordine pubblico, ho visto clienti arrabbiati perché non potevano acquistare un paio di mutande. Credo che la merce esposta debba poter essere venduta tutta. Senza contare che ogni regione e ognuno interpreta la norma a modo suo”.