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Home Dall’Italia Coronavirus, a che punto siamo: per Gianni Rezza ci vogliono ancora due...

Coronavirus, a che punto siamo: per Gianni Rezza ci vogliono ancora due settimane per capirlo

Di
maria.mento
-
17/03/2020

“Il Giornale” ha intervistato Gianni Rezza, il Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo il professore solo tra due settimane capiremo, forse, a che punto è  la pandemia in Italia

A che punto è la diffusione del Coronavirus in Italia? È ancora preso per dirlo: dobbiamo pazientare e aspettare di vedere come evolverà la situazione per almeno altre due settimane. A sostenerlo è stato Gianni Rezza, Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, che è stato intervistato da “Il Giornale”. Intanto , la situazione dei contagi fino a ieri ci parla di 27.980 casi accertati nella penisola: 14.649 di questi, più della metà, sono stati registrati nella sola Lombardia.

Intervista al Professor Gianni Rezza: “Bisogna aspettare ancora prima di fare previsioni”

“È ancora presto per una previsione puntuale. Occorre aspettare una, anzi meglio due settimane. Non possiamo abbassare la guardia. Nella ex zona rossa, a Codogno, le cose vanno meglio. L’ indice di trasmissione della malattia è sceso sotto l’ uno. E l’ R zero, ovvero il numero delle persone che un singolo positivo riesce a contagiare, scende se le persone evitano i contatti”.

Invita a non abbassare la guardia nei confronti del Coronavirus, il Professor Gianni Rezza. L’emergenza non è finita e va attentamente monitorata per vedere cos’accadrà nelle prossime due settimane: è difficile, per il momento, dare una previsione di come evolverà la pandemia. Bisogna dunque raccogliere nuovi dati e continuare a evitare i contatti sociali, che sono quelli che permettono all’infezione di attecchire in nuovi organismi.

A differenza dell’Italia, a ha spiegato ancora Gianni Rezza nel corso di un’intervista rilasciata a “Il Giornale”, in alcuni Paesi dell’estremo Oriente (Corea del Sud, Singapore) il disastro è stato evitato perché si è stati capaci di ricostruire esattamente la catena del contagio.  È anche vero che, in questi casi, è stato necessario controllare e isolare delle piccole comunità. In Italia, con il virus in circolazione silente già da metà gennaio (e scambiato per una comune influenza), un reale contenimento non è stato possibile.

Intervista al Professor Gianni Rezza: “L’immunità di gregge? Una sciocchezza”

Il virus, spiega ancora l’epidemiologo, è quello arrivato dalla Cina, seppure con delle piccole mutazioni che sono state notate nell’analizzare il genoma. Ora la speranza è tutta concentrata sul Sud Italia: si spera che le misure restrittive prese per contrastare il Coronavirus funzionino e che non ci sia un’esplosione di casi come quella registrata al Nord.

Poi una critica alla teoria dell’”immunità del gregge” veicolata, con non poche polemiche, dalle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa da Boris Johnson:

“Certo che se non prendi misure di contenimento e non fai niente alla fine si ammalano tutti. Puntare all’ immunità di gregge contro il coronavirus è una sciocchezza: farlo circolare fino a che il 60-70% non sviluppa l’ immunità è una scelta che lascia sul campo molte vittime Ci sono 200 scienziati inglesi che si sono appellati contro questa decisione. E le cose potrebbero cambiare se questa strategia si unisse a misure di contenimento, per ritardare in qualche modo l’ ondata di casi. Forse l’ idea è quella di lasciar infettare le persone un po’ alla volta, ma come fare?”.

A questo link è possibile leggere l’intervista integrale rilasciata dal Professore.

Maria Mento

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maria.mento

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