Coronavirus: “L’Avigan cura il 90% dei casi”. Ma l’AIFA precisa: “Non esistono studi clinici pubblicati su sicurezza ed efficacia farmaco”

“L’Avigan cura il 90% dei casi del coronavirus”.

Così Cristiano Aresu – nostro connazionale di stanza in Giappone – raccontava in diretta video durante uno dei tanti video pubblicati in questi giorni d’emergenza coronavirus.

Un video che in molti hanno condiviso, dando visibilità ad Aresu (che in questo periodo drammatico è riuscito a guadagnare una visibilità forse ricercata già da prima – basti pensare che gestisce una fanpage a se stesso dedicata dal giugno del 2018) e dando una speranza a moltissimi che l’incubo possa finire grazie all’uso di questo farmaco.

In tanti ne parlano, Zaia apre alla possibilità di sperimentarlo in Veneto ma l’Aifa dal canto suo ha precisato durante la giornata di ieri, attraverso un comunicato che riportiamo omettendo le parti più tecniche (cliccando qui potete leggerlo per intero):

“Favipiravir (nome commerciale Avigan) è un antivirale autorizzato in Giappone dal Marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA.

Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19. […] Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti.

La Commissione Tecnico-Scientifica di AIFA, riunita in seduta permanente, rivaluta quotidianamente tutte le evidenze che si rendono disponibili al fine di poter intraprendere ogni azione (inclusa l’autorizzazione rapida alla conduzione di studi clinici) per poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il COVID-19 sulla base di solidi dati scientifici”.

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha quindi aggiunto che quest’oggi si “si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir”.

Ne sapremo quindi di più e sapremo di più circa la possibilità di utilizzare questo farmaco anche nel nostro Paese.

Per adesso, in questo caso come ogni qual volta emerga il nome di un farmaco descritto come panacea contro il cronavirus (e noi ne abbiamo scritto in ogni occasione ne sia emerso uno), conviene non illuderci troppo e continuare a seguire le indicazioni governative su come affrontare la quarantena.