Coronavirus, pericolo fase 2. Il virologo Crisanti: “Sbagliato riaprire tutti insieme”

Secondo il virologo Crisanti, colui che ha guidato la fase d’emergenza in Veneto, riaprire le attività in tutta Italia il 4 maggio sarebbe un errore.

A differenza delle altre regioni, il Veneto ha deciso di affrontare l’emergenza Coronavirus in maniera differente. Seguendo i consigli del virologo Crisanti, un esperto che ha lavorato all’Imperial College di Londra e che ora guida il laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università di Padova, sono stati effettuati tamponi a tutti i contatti delle persone affette dal Covid-19. Tale strategia avrebbe permesso, secondo lo studioso, di bloccare la trasmissione del virus.

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Insomma se il Veneto non ha fatto registrare gli stessi terrificanti numeri della Lombardia sarebbe stato proprio per la decisione di fare un numero superiore di tamponi. Ne è certo Crisanti che in una recente intervista a ‘Business Insider‘ dichiara: “In altre regioni si pensa che il tampone serva solo a fare la diagnosi. In realtà, se arriva una persona che sta male, da sette-otto giorni, con tutta la sintomatologia canonica e il quadro radiologico, il tampone non c’è nemmeno bisogno di farlo: dovrebbero farlo invece tutte le persone con cui la persona è entrata in contatto. È, insomma, essenzialmente una questione di decisioni strategiche”.

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Fase 2, il virologo Crisanti avverte: “Sbagliato riaprire tutti insieme”

Alla domanda sul rischio di una seconda ondata dopo la riapertura del 4 maggio, l’esperto risponde: “I rischi esistono perché c’è ancora tantissima trasmissione: tremila casi al giorno sono ancora molti, mica pochi”. Quindi sostiene che un piano nazionale di riapertura con delle regole valide per tutti potrebbe comunque non essere sufficiente: “Il punto è che aprire tutti il 4 maggio è sbagliato! Non tutte le regioni sono pronte, non si conosce l’incidenza della malattia per giorno, per regioni e per classi di popolazione… insomma, è un pasticcio. E d’altronde è sotto gli occhi di tutti: può la Lombardia essere paragonata alla Calabria o alla Sicilia? Sono regioni che hanno casi diversi e capacità di affrontarli diversi, e comunque né per l’una né per le altre sappiamo quali sono i contagi giornalieri. Io rimango basito. Queste sono le cose che non vanno bene: sa quante persone sono state abbandonate a se stesse in questo periodo? Non ne ha idea…”.