La scarcerazione di un detenuto, in Turchia, ha portato a un altro omicidio: quella della figlioletta di 9 anni, che l’uomo ha ucciso non appena tornato a casa. L’omicida è stato liberato in ottemperanza alle misure prese contro il Coronavirus
Muslum Aslan (33 anni) è il detenuto turco che è stato arrestato poco dopo il suo rilascio. L’uomo era in carcere perché un anno fa aveva accoltellato la moglie, ma l’avanzare della pandemia ha portato la Turchia a concedere un’amnistia che doveva avere lo scopo di dare respiro alle carceri sovraffollate del Paese. Questo perché se il Coronavirus si fosse diffuso tra i detenuti si temeva che ci sarebbe potuta essere una strage. L’amnistia ha permesso ad Aslan di tornare libero. Non appena messo piede a casa, però, l’uomo si è scagliato con violenza contro la figlia di 9 anni, massacrandola di botte e uccidendola.
Detenuto rilasciato per le norme anti-Coronavirus uccide la figlia, aveva chiesto alla ex moglie di vedere i suoi tre figli
Ceylan, bimba turca di soli 9 anni, è stata brutalmente uccisa dal papà Muslum Aslan, un uomo di 33 anni già detenuto per aver accoltellato la sua ex moglie e scarcerato in seguito all’emanazione di un’amnistia resasi necessaria- in Turchia- per l’emergenza Coroanvirus.
Secondo la ricostruzione dei fatti riportata da Il Messaggero, appena libero Muslum Aslan è andato a cercare le a moglie (i due hanno avviato le pratiche per il divorzio) e le ha chiesto di vedere i loro tre figli. Poi li avrebbe portati via con sé. I bambini sarebbero sati con il padre per alcuni giorni e proprio in questo periodo si sarebbe consumato il delitto: la figlia maggiore, di 9 anni, è stata massacrata di botte dal padre 33enne.
Pare che dopo essersi accanito sulla bimba, l’uomo abbia fatto salire i suoi figli su un taxi che li avrebbe riportati dalla madre. A quel punto si sarebbe dato alla fuga, interrotta dopo poco dall’intervento della Polizia turca che lo ha arrestato e ricondotto in carcere.
Detenuto rilasciato per le norme anti-Coronavirus uccide la figlia, la madre chiede una condanna severa. La rabbia delle organizzazioni per i diritti delle donne
È stata Rukiye, la madre dei tre bimbi, a raccontare nel dettaglio il dramma vissuto da Ceylan prima di morire:
“Ha sempre usato violenza contro i miei figli. Ha appeso mia figlia maggiore per le braccia a un muro e l’ha colpita con un tubo. L’ha lasciata in un lago di sangue prima di rimandare gli altri due miei figli a casa su un taxi. Mia figlia è morta. Voglio che questo omicidio venga punito pesantemente”.
Ceylan non è morta immediatamente. La bimba è stata trasportata in ospedale e qui è rimasta ricoverata per quattro giorni. Alla fine non ce l’ha fatta: troppo gravi le lesioni che aveva riportato il suo organismo.
La sua morte ha scatenato la reazione rabbiosa degli attivisti che si battono affinché le donne possano vedere riconosciuti i loro diritti. “Bisogna prendere provvedimenti immediati per proteggere donne e bambini dalle violenze dopo l’amnistia”, hanno dichiarato i membri di “We Will Stop Feminicide”. Secondo l’organizzazione, in Turchia sono 29 le donne uccise in poco più di due settimane, e cioè da quanto è stato accertato il primo caso certo di Covid-19 (11 marzo) fino alla fine del mese scorso.
Maria Mento