
Guyana, anno 1978. 913 persone, tutte facenti parte della medesima setta religiosa, si tolsero la vita. Fu il più importante suicidio collettivo che la storia moderna ricordi. Leggiamo il racconto dei soccorritori
“Peoples Temple” è il nome di una setta religiosa nata intorno alla predicazione del pastore Jim Jones e passata tristemente alla storia per il suicidio collettivo che nel pomeriggio del 18 novembre 1978 misero in atto tutte le 913 persone che ne facevano parte. Morirono tutte le persone che quel giorno erano presenti a Port Kaitum, colonia agraria della Guyana (Paese del Sudamerica).
Parliamo di quello che è passato alla storia come “Massacro di Jonestown” (era questo il nome dell’ insediamento che la comunità aveva costruito nella giungla della Guyana). L’FBI, ha declassificato delle fotografie scattate sulla scena del suicidio collettivo passato alla storia come il più drammatico della storia moderna.
Massacro di Jonestown, le testimonianze di chi arrivò per soccorrere: parla David Netterville
Il 18 novembre del 1978 913 persone si tolsero la vita, in Guyana, per ordine del predicatore che avevano deciso di seguire, costituendo la setta di nome “Peoples Temple” (Il tempio del popolo). Quel predicatore era Jim Jones e le sue parole portarono a un suicidio collettivo– quello del massacro di Jonestown– che è passato alla storia come il più atroce di tutta la storia moderna.
Quando i soccorritori giunsero sul posto, si trovarono davanti agli occhi una scena sconcertante: i cadaveri di 913 persone- donne, uomini, giovani, bambini, anziani- si trovavano tutti riversi sul terreno. Di quella visione agghiacciante esistono delle fotografie, scattate dall’FBI, che sono state rese pubbliche e possediamo il racconto fatto proprio delle persone che per prime raggiunsero quel luogo della Guyana, nel tentativo (vano) di riuscire a salvare qualcuno.
Uno dei testimoni di quello che successe dopo il massacro è David Netterville, all’epoca un giovane di stanza nella base aerea di Panama. La mattina del 19 novembre Netterville fu invitato a partire, insieme ai suoi compagni, ma non gli venne comunicata né la loro destinazione né i motivi che rendevano necessaria quella trasferta. Solo quando salirono a bordo dell’aereo che li avrebbe trasportati seppero che avrebbero dovuto indagare su quanto successo ai membri di una setta religiosa della Guyana.
Massacro di Jonestown, morti anche gli animali della comunità
“Il conteggio iniziale fu di circa 400 corpi e nessun sopravvissuto. Ma il conteggio salì poiché molti erano stati impilati uno sopra l’altro… Il personale di comando ha continuato ad aggiornare i numeri da 400 a 500 a 700“, ha rivelato Netterville a Vice News. Quello che questi uomini hanno dovuto affrontare cela un orrore difficilmente inimmaginabile, dovendosi occupare di oltre 900 corpi umani che si erano andati velocemente decomponendo.
Un altro dei soccorritori che arrivo’, tra i primi, sulla scena fu Clarence Cooper, pilota di elicotteri per l’esercito americano. Fu Cooper a scattare delle foto che ora l’FBI ha declassificato.
Anche Wayne Dalton, un altro soccorritore, ha voluto dire la sua, spiegando che la morte- in quel luogo- aveva colpito proprio tutti. Persino gli animali della comunità:
“Una delle cose che ho trovato più inquietante dell’intera faccenda era il fatto che tutto fosse morto: i pappagalli appesi ai loro trespoli, il gorilla, i cani. Tutti morti.”
Maria Mento