Il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), alla fine di una due giorni di vertice tenutisi a febbraio, stilò un documento in cui venivano minimizzati i rischi di una pandemia. Tre giorni dopo scoppiò il caso di Codogno
Il 18 e il 19 febbraio scorsi, a Solna (Svezia), ha avuto luogo un vertice che ha tenuto impegnati per 48 ore i membri del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc).
Un vertice che ci riguarda molto da vicino perché soli tre giorni dopo sarebbe scoppiata l’emergenza italiana, con le brutte notizie arrivate dall’Ospedale di Codogno. Ebbene, alla fine di quell’incontro venne stilata una relazione che è stata visionata dai giornalisti di la Repubblica e di El País. Secondo quel documento, l’Europa non temeva lo scoppio di una pandemia.
L’Europa ha sottovalutato il Coronavirus? Secondo l’Ecdc il rischio per la popolazione era basso
L’Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, riteneva che il rischio Coronavirus in Europa fosse basso. Succedeva soltanto tre mesi fa, in Svezia: ce lo rivela il risultato di un vertice tenutosi a Solna tra 18 e 19 febbraio 2020, contenuto in un verbale stilato alla fine dei lavori.
Come ricorda la Repubblica, che ha visionato questo documento, in quel momento i casi di contagio da Covid-19 accertati in tutta l’Union erano 45: due di quei contagi sono relativi ai primi due casi scoperti in Italia (la coppia di coniugi cinesi ricoverata all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma). Inoltre, si era già verificato un decesso in Francia.
Tuttavia , il rischio per la popolazione era stato dichiarato “basso” e quello per il sistema sanitario “basso o moderato“. Questo perché le infezioni sembravano essere poche, localizzabili e di carattere lieve.
L’Europa ha sottovalutato il Coronavirus? Alcune proposte sensate presentate al vertice Ecdc sono cadute nel vuoto
A questo vertice ha preso parte anche Silvia Declich (Istituto Superiore di Sanità), che ha suggerito di allinearsi alle line guida dell’OMS. È stata la Delich a porsi il problema degli asintomatici, e cioè se potessero trasmettere la malattia e se dovessero essere messi in quarantena.
La linea tenuta, in generale, è stata quella che puntava a non terrorizzare la popolazione (come sostenuto da Austria e Slovacchia). Le uniche indicazioni che invitavano ad alzare la guardia, proponendo di discutere su eventuali raccomandazioni, sono arrivate dalla Germania, ma pare che non siano state prese in considerazione.
Si sarebbe anche parlato dei Dpi, i dispositivi di protezione individuale. Si conosceva già il problema relativo alla loro carenza, ma non si sarebbe approntata alcuna strategia per procurarne in numero superiore.
Nonostante alcune proposte- rivelatesi sensate alla luce di quanto accaduto- siano state avanzate dal delegato danese, è stato indicato un solo criterio che i pazienti da sottoporre a tampone avrebbero dovuto soddisfare: quei pazienti dovevano aver soggiornato a Wuhan. Ma solo pochi giorni dopo la situazione ha iniziato a volgere al peggio ed è stato chiaro che si sarebbe dovuto agire in maniera diversa.
Maria Mento