Polli raddoppiati nel mondo in 20 anni. Medico mette in guardia: “Il vero rischio è l’aviaria”

Rischio epidemia di aviaria

Medico americano avverte come un particolare ceppo di influenza aviaria potrebbe spazzare via l’umanità, facendo apparire il coronavirus un problema minore.

Michael Greger è uno scienziato vegano, autore del libro “Come sopravvivere a una pandemia“. Secondo il medico, l’attuale ossessione umana per gli animali, siano essi domestici, da lavoro o di allevamento, rende gli esseri umani “incredibilmente vulnerabili alle malattie infettive”.

In effetti, tutte le ultime epidemie conosciute sono zoonosi, ovvero malattie infettive che colpiscono gli animali e che solo successivamente sono passate all’uomo. Alcune di queste, come la tubercolosi (TBC) o la SARS sono mutate fino a diventare letali.

Anche per quanto riguarda il coronavirus si pensa che l’origine sia avvenuta in un mercato di animali vivi destinati all’alimentazione umana, a Wuhan.

Secondo il dottor Greger il maggior rischio è l’influenza aviaria in agguato negli allevamenti di polli, di cui ci sono 24 miliardi di esemplari nel mondo, addirittura il doppio rispetto 20 anni fa.

Gli spaventosi numeri dell’allevamento e delle conseguenze

Per soddisfare l’alta richiesta di carne e uova, questi animali sono tenuti in batterie, alimentati con sostanze chimiche e stipati in spazi angusti. Condizioni che favoriscono la diffusione di malattie all’interno degli allevamenti e quindi anche sull’uomo.

L’aviaria è una vecchia conoscenza dell’uomo: tra il 1918 e 1920 ha ucciso il 10% della popolazione, assestandosi come la malattia più mortale della storia, come riportato dal Daily Star.

Un nuovo ceppo, isolato nel 1997 e conosciuto come N5N1, ha fatto il salto di specie , uccidendo ad Hong Kong un terzo delle persone infette. Fortunatamente quella particolare mutazione si riproduceva in maniera lenta, manifestando così basso contagio. Tuttavia c’è il rischio di ulteriori mutazioni che permettano al virus di moltiplicarsi più rapidamente.