Matrimonio da incubo in Giordania con ben 76 invitati infettati dal coronavirus a causa della positività al Covid-19 del padre della sposa. Potrebbe essere il paziente zero
Doveva essere una giornata da ricordare ma si è trasformata in un incubo. Dopo la scoperta della positività al Coronavirus del padre della sposa ed il conseguente contagio di ben 76 degli invitati presenti al matrimonio e la morte di una donna. La vicenda è avvenuta in Giordania nel mese di marzo ma solo in questi giorni è divenuta di dominio pubblico dopo essere diventata un caso di studio i cui risultati verranno pubblicati sulla rivista dei Centers for Disease Control and Prevention Usa. Secondo la ricostruzione dei fatti l’uomo era arrivato nel paese dalla Spagna pochi giorni prima del matrimonio della figlia ed è considerato il possibile paziente zero in Giordania: nel paese dunque l’epidemia potrebbe essere partita proprio da lui. Al matrimonio hanno preso parte secondo i testimoni almeno 360 persone tra le quali anche il padre della sposa, 58enne che due giorni prima delle nozze aveva manifestato i sintomi riconducibili al Covid-19 ovvero febbre alta, difficoltà alle vie respiratorie e tosse.
Contagi durante le nozze: considerato primo focolaio dell’epidemia nel Paese
Si è recato al pronto soccorso il 15 marzo e l’esito ha confermato la positività al virus: ma nel frattempo le nozze erano state celebrate, in un locale al coperto e per la durata di due ore. E così, quattro settimane dopo l’evento, sono risultate positive altr 76 persone, tutte invitate alla festa, oltre ad altre 9, contatti dei casi confermati. Una situazione a dir poco incredibile con almeno la metà degli infetti asintomatici o con lievi sintomi e due persone in condizioni gravi. Inoltre una donna, 80enne con carcinoma mammario, è deceduta dopo due settimane dal ricovero, avendo sviluppato una grave polmonite con insufficienza respiratoria. Vi è poi il caso di una paziente contagiata e incinta che, poco dopo il ricovero, ha partorito il figlio, risultato negativo. Sulla vicenda hanno indagato gli esperti della Jordan University of Science and Technology: è emerso che il tempo “mediano” tra l’esposizione all’infezione e la comparsa dei primi sintomi è stato di cinque giorni. Meno di un mese dopo il giorno del matrimonio, peraltro, il numero di casi confermati rappresentava il 24% del totale dei contagi di tutto il Paese. La Giordania è stata bloccata il 14 marzo con isolamento totale della città di Irbid, focolaio dell’epidemia. Gli studiosi hanno sottolineato che “la ricerca indica (e conferma) come nelle riunioni al chiuso e affollate, la velocità di trasmissione può essere molto più elevata. Questa malattia pandemica è una minaccia alla salute pubblica, per cui bisogna fare molta attenzione”.