Un ragazzo di 23 anni è rimasto vittima del suo stesso dispositivo esplosivo, creato con l’obiettivo di colpire delle ragazze appartenenti al gruppo cheerleader.
Cole Carini è finito in ospedale con una mano amputata, alcune dita dell’altra perdute e numerose schegge provenienti dall’ordigno conficcate sul collo e nella gola. Secondo il giovane le ferite si erano originate da un incidente mentre falciava il prato.
Dai controlli effettuati dalla polizia si è però appreso come Carini fosse stato precedentemente condannato per degli esplosivi. Si è proceduto quindi alla perquisizione a casa del ragazzo a Richlands, in Virginia (Stati Uniti). Sul posto è intervenuta anche l’FBI, che ha rinvenuto tracce di sangue che conducevano a un minivan parcheggiato fuori dalla residenza.
Altri schizzi di sangue sono stati scoperti sulla parete della camera da letto. La perquisizione è stata condotta anche nel capannone di una proprietà confinante, di proprietà della nonna del ragazzo.
Il risultato della perquisizione e le conclusioni della polizia
Oltre al sangue gli investigatori hanno rinvenuto pezzi di pelle e carne, oltre a una bottiglia di plastica contenente triossido di triacetone. La sostanza è nota per il suo impiego in ordigni artigianali. Sul posto erano presenti anche tubi in PVC, pezzi di fili sciolti, contenitori di prodotti chimici e una piastra.
L’ipotesi per cui il giovane stesse fabbricando una bomba è divenuta realtà quando gli investigatori hanno trovato una lettera sul pavimento della baracca.
La missiva descriveva ciò che il giovane aveva intenzione di fare: avvicinarsi al palco delle “calde ragazze pon pon” nel centro commerciale, facendosi esplodere.
Nella lettera scriveva che anche se sarebbe morto “è valsa la pena”, definendosi eroico e paragonandosi a Elliot Rodgers, uno sparatutto che uccise 6 persone ferendone altre 14 nel 2014, a Santa Barbara. L’uomo, che secondo il Daily Star si era definito “una vergine senza bacio” è divenuto noto suo malgrado come il “killer celibe”.