Intervista a De Bortoli, milanese vittima dello “spirito anti-lombardo”: “Perché siamo diventati antipatici?”

Sentimento antilombardo

In un intervista ad Huffingtonpost, l’editorialista Ferruccio De Bortoli dice di sentirsi discriminato e parla di un “inaccettabile spirito antilombardo”.

Due volte direttore del Corriere della Sera, per cui oggi scrive editoriali, il giornalista Ferruccio De Bortoli, milanese classe 1953, si trova per la prima volta “discriminato” per la sua provenienza.

“Il razzismo al contrario, cioè l’idea che ora i cittadini italiani discriminati siano quelli del Nord, mentre prima erano quelli del Sud, è un concetto che trovo esagerato.” Per De Bortoli la radice di questo fastidio per i lombardi ha motivi “sociali, politici, economici.”

Parla di un alibi creato per evitare di confrontare i propri risultati con quelli altrui, evitando di paragonarsi a Milano, esempio dell’Italia “che ce la fa nel mondo”.

Dopo tanto orgoglio suprematista pare quanto mai adeguata la domanda: “La Lombardia non ha sbagliato niente?”. De Bortoli concede che “anche la Lombardia ha commesso degli errori, soprattutto di comunicazione” per cui sarebbe giusto dare spiegazioni. “Io però – da lombardo – mi faccio anche un’altra domanda. Mi chiedo: Perché siamo diventati antipatici?“.

Ammette che, forse, un po’ hanno sbagliato, forse, hanno manifestato eccessivo orgoglio “fino a sfiorare l’arroganza”. Forse con “un atteggiamento semi-colonialista” che imponeva agli altri la propria visione. Atteggiamenti, “forse” non proprio simpatici, ma per De Bortoli l’imponenza del contagio da coronavirus dovrebbe rappresentare un attenuante, un “però”. Senza fermare la giustizia, ma senza creare la “criminalizzazione preventiva”.

Discriminazione originata dall’inferiorità

Per De Bortoli questo fastidio nei confronti dei lombardi non sarebbe dovuto alla paura del contagio, ma da “un’invidia sociale nei confronti di chi è stato sempre ritenuto migliore”.

Ne fa una questione di Nord e Sud De Bortoli e, al giornalista che chiede come mai allora non scatti l’emulazione, risponde: “Perché bisognerebbe partire dal riconoscere le proprie mancanze, dandosi come obiettivo quello di colmarle. L’Italia, invece, è un Paese di continui e incessanti dualismi. ”

De Bortoli vede in questo rancore nei confronti dei lombardi “Un disprezzo dell’impresa, una diffidenza nei confronti dell’industria, una rivincita della statalizzazione contro il mercato. Sottilmente, il liberismo viene ritenuto responsabile di quello che è successo. Non ci sono prove che sia così. Però lasciarlo intendere serve a proporre un ritorno al ruolo dello Stato, il cui luogo d’elezione naturale è Roma.”

La sanità privata secondo De Bortoli ha funzionato bene, ed afferma come non si possa criticare solo in quanto privata o in quanto lombarda, tanto più che esiste un turismo sanitario da 165.000 persone ogni anno.

Ripartire secondo De Bortoli

L’editorialista propone una tregua per rimettere in sesto l’Italia, anche in previsione di un eventuale recrudescenza del virus in autunno. Eventualità di fronte cui non è il caso di farsi trovare impreparati, evitando di continuare ad affidarsi al pregiudizio. “Alla volgarità di frasi come ‘Milano da bare’. Alla grettezza regionalistica. Tanti piccoli noi contro voi. Ma veramente vogliamo tornare ai pregiudizi? Al milanese bauscia, al ligure tirchio, al calabrese scansafatiche? C’è davvero qualcuno che crede che si possa uscire dall’angolo così?”