“Qualcosa (in comune, ndr) c’è . Siamo entrambi professori, non appartenenti a partiti, abbiamo esordito nella politica direttamente come presidente del consiglio”.
Sono le parole di Mario Monti – presidente del consiglio “tecnico” tra il 2011 e il 2013 – intervistato da ‘La Stampa’.
Una intervista in cui ha parlato del suo collega (in quanto professore ed in quanto premier) Giuseppe Conte, evidenziandone affidità e divergenze.
E circa le differenze: “A parte la differenza evidente di età, io non ero un oggetto misterioso. Avevo alle spalle dieci anni alla Commissione Ue, le mie posizioni su politica economica ed Europa erano ben note, e allo stesso modo il mio pensiero politico, visto che mi ero espresso a favore di una grande coalizione per evitare il default e per avviare riforme strutturali per la crescita, ripartendo i sacrifici tra elettorato di destra e di sinistra”.
Conte, dal canto suo, può invece godere di una popolarità legata anche al fatto che i suoi governi (specialmente il primo) ha potuto offrire agli italiani qualcosa (a differenza delle lacrime e sangue di montiana memoria): “Vive in un contesto diverso. Il suo primo governo ha soprattutto “dato”: quota 100 e reddito di cittadinanza in primis. Misure non ideali per la finanza pubblica, ma ottime per far crescere il consenso. La coalizione Conte 2, dopo la terribile fase di “apnea” da coronavirus appare lanciata verso politiche di erogazione di abbondanti fondi. Non sarà facile impiegare tutti questi soldi in modo corretto e produttivo, ma per governo e premier è una situazione favorevole senza precedenti, dal punto di vista della popolarità”.
Monti ha quindi attribuito un certo (e abbastanza evidente a tutti, d’altra parte) trasformismo a Conte: “Tra il Conte 1 e il Conte 2 il trasformismo è stato evidente nello stesso premier, come nel M5s e, in qualche misura, nel Pd. Detto ciò, alla prova dei fatti Conte ha rivelato doti inattese, in particolare nella politica interna”.
Quali doti? “Specialmente nella versione 2 stata evidente la sua mediazione costruttiva, oltre alla tenuta psicologica e capacità di decisione nella fase del lockdown. Grazie a queste doti, ha riscontrato un costante aumento della popolarità e della fiducia, nonché una rispettabilità personale all’estero che all’inizio non era evidente“.
E dinnanzi all’ipotesi ventilata della creazione di un partito di Conte, Mario Monti (che a suo tempo ci provò con Scelta Civica – che a suo dire è servito a impedire che l’Italia fosse già nel 2013 in mano ai populisti antieuropei) dà questo consiglio: “Di ascoltare la coscienza. Di capire dove lui vorrebbe vedere l’Italia tra qualche anno, di capire quali rischi secondo lui corre il nostro Paese, che contributo può dare lui all’Italia, che altri non possono dare, se quel contributo può darlo meglio con un suo partito o in altro modo”.