Coronavirus, studio dimostra che gli under 20 hanno il 50% in meno di rischio di essere contagiati

Secondo quanto emerso da uno studio sulla diffusione del contagio di Coronavirus nella popolazione, gli under 20 avrebbero il 50% in meno di rischio di essere contagiati.

Sin dagli inizi della diffusione epidemica gli esperti hanno sostenuto che i ragazzi più giovani avevano meno probabilità di essere contagiati e che il contagio in molti casi avrebbe portato a sintomi lievi. Tuttavia con il passare delle settimane ed il diffondersi del contagio sono stati sempre maggiori i casi di giovanissimi affetti da Covid-19 e quelli in cui alcuni di essi ne rimanevano vittima.

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Il fatto che i più giovani avessero meno possibilità in percentuale di venire infettati o di avere conseguenze gravi, non significava che questi non fossero a rischio. Allo scopo di comprendere come si comporta la diffusione del virus nelle varie fasce di età, la London School of Hygiene and Tropical Medicine ha raccolto i dati di 32 località in 6 differenti Paesi. Il risultato di questa analisi statistica ha in parte confermato quella che era l’impressione iniziale: gli under 20 hanno circa il 50% in meno di probabilità di contrarre il virus rispetto agli adulti.

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Coronavirus, gli under 20 sono meno a rischio?

Dallo studio dei dati è emerso che tra gli under 20 l’indice di diffusione del contagio è al 21%, mentre per le persone dai 20 anni in su si alza sino al 69%. Per quanto riguarda lo sviluppo di sintomatologie gravi, invece, non è stata trovata alcuna certezza statistica. Sia giovanissimi che adulti possono sviluppare sintomatologia media, grave o lieve. Sulla base di queste evidenze statistiche, tuttavia, i ricercatori hanno provato ad immaginare come si sarebbe sviluppato il virus senza alcuna contromisura.

Da questa previsione è emerso che i Paesi in cui l’età media della popolazione è più alta avrebbero avuto un maggior numero di casi rispetto a quelli con una popolazione in media più giovane. Secondo quanto riportato da ‘Metro‘, inoltre, i ricercatori avrebbero concluso che, dato il basso tasso di diffusione tra i giovani, la chiusura delle scuole potrebbe essere una misura inefficace a contrastare il contagio.