Desiree Mariottini, emerge in tribunale l’ultima chiamata: “Nonna, dormo da un’amica”

Nel corso dell’udienza di ieri del processo per l’omicidio di Desiree Mariottini, è emersa l’ultima chiamata effettuata dalla ragazza alla nonna.

Continua il processo sull’omicidio e lo stupro di Desiree Mariottini, 16enne di Cisterna Latina violentata e uccisa in uno stabile abbandonato di San Lorenzo a Roma nell’ottobre del 2018. Accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minore, sono quattro cittadini di origine africana: Yussef Salia, Alinno Chima, Mamadou Gara e Brian Minteh. I quattro imputati si sono difesi sinora professandosi innocenti riguardo all’omicidio e dichiarando di aver consumato insieme a lei degli stupefacenti senza alcuna intenzione di ucciderla.

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In base a quanto emerso dall’autopsia l’adolescente è morta a causa di un’overdose di farmaci e stupefacenti. I risultati dell’esame autoptico, pubblicati lo scorso gennaio, hanno inoltre rivelato che la vittima era vergine prima di subire l’aggressione sessuale. L’ipotesi dell’accusa è che gli imputati possano aver deciso di causarla volontariamente dopo aver abusato di lei. Secondo questa teoria l’omicidio sarebbe stato un modo per evitare che la sedicenne li denunciasse per stupro di gruppo.

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Desiree Mariottini: in tribunale emerge l’ultima chiamata

Nel corso dell’udienza che ha avuto luogo ieri dinnanzi alla II Corte d’Assise è emersa la registrazione dell’ultima chiamata effettuata da Desiree la sera del 17 ottobre, 36 ore prima che fosse trovata morta a San Lorenzo. La telefonata è partita dal numero fisso dell’abitazione di un 20enne agli arresti domiciliari per possesso di droga. Si tratta di una comunicazione breve, in cui la giovane avvisa la nonna che non farà ritorno a casa quella notte: “Nonna non torno. Vado a dormire da un’amica”.

In seguito all’ascolto della chiamata si è dibattuto sull’utilità della testimonianza del ragazzo in aula. Secondo l’accusa ascoltarlo non cambierebbe nulla: “L’audizione non intaccherebbe il quadro granitico sugli odierni indagati”. Posizione contestata dall’avvocato della difesa Giuseppina Tenga che ha ribattuto: “È cruciale conoscere invece le ore vissute dalla ragazza prima del suo arrivo a San Lorenzo. Anzi, ritengo che l’accertamento andasse fatto nell’immediatezza”.