Coronavirus, il 41% degli italiani non sarebbe troppo propenso a farsi vaccinare: il sondaggio della Cattolica

8 milioni e 750mila positivi, 463.000 decessi in tutto il mondo.

238.000 casi e 34.610 morti in Italia.

Sono i drammatici numeri della pandemia di coronavirus che ci ha colpiti nel 2020.

Nonostante ciò quasi un italiano su due non avrebbe intenzione di vaccinarsi, nonostante lo sforzo di tutta la comunità scientifica di trovare un vaccino che ci renda immuni dal coronavirus.

Secondo una ricerca realizzata dall’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, il 41% degli italiani non sarebbe propenso a farsi vaccinare: più di 4 italiani su 10 “colloca la propria propensione a una futura vaccinazione tra il per niente probabile o a metà tra probabile e non probabile”.

Il campione è ovviamente limitato (si parla di mille persone) ma è – come un buon campione – rappresentativo di tutta la popolazione italiana.

I pià propensi al vaccino sono i più giovani e gli anziani.

Meno propense le persone tra i 35 e i 59 anni.

Non emergono particolari differenze di diffidenza in base alla professione: esitanti operai ed impiegati, pensionati e studenti si confermano meno diffidenti verso il vaccino (d’altra parte, sono i succitati più giovani ed anziani: sarà che sono quelli più colpiti dal virus e dalle sue conseguenze, tra lockdown che ha impedito ai giovani di avere una vita sociale e maggior rischio che il virus sia mortale, nel caso degli anziani?).

La professoressa Guendalina Graffigna, direttore del centro di ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, ha così spiegato i risultati: “Se confrontiamo le percentuali di chi è poco propenso a vaccinarsi fra i diversi sottogruppi del campione si nota che chi è fatalista nella gestione della salute e ritiene che il rischio di contagio da Sars-Cov-2 sia fuori dal suo controllo è ancora più esitante rispetto alla possibilità di vaccinarsi (57% contro il 41% del totale campione), mentre al contrario chi è più “ingaggiato”, si sente primo responsabile nella prevenzione del contagio e risulta più positivo e propenso verso la somministrazione del vaccino. Ma a far la differenza è anche la considerazione della vaccinazione come atto di responsabilità sociale: chi ha un approccio più individualista ed egoista alla gestione della salute e non ritiene il vaccinarsi un atto di responsabilità sociale tende a essere ancora più evitante verso l’ipotesi di un futuro programma vaccinale per Covid-19 (71% vs 41% del totale campione). Al contrario decisamente più propensi della media coloro che ritengono che i loro comportamenti abbiano un valore importante per la salute collettiva”.