Conte teme l’ipotesi governo Di Maio, che tenta la via dell’uomo di sintesi; in sospeso i dossier più caldi, e il PD inizia a stringere la morsa su Conte, esortandolo ad agire sul Mes
“Basta tergiversare, quei soldi sono utili alla sanità. Dico sì al Mes senza se e senza ma“: con queste dichiarazioni in segretario Dem Nicola Zingaretti inizia a stringere il cerchio su Conte, ribadendo la posizione già esplicitata agli inizi di giugno. Da governatore Zingaretti sa bene quanto importanti sarebbero quei finanziamenti per salvare il sistema sanitario, ma il M5S fa ostruzionismo e si mette di traverso.
Rimangono in sospeso i dossier più caldi
Oltre al Mes, sul quale ancora aleggia un alone di mistero, rimangono sospesi i dossier più caldi di questa stagione politica: in una sola giornata da Palazzo Chigi arrivano novità su Alitalia, ex Ilva, semplificazioni, ma giungono anche le rassicurazioni sui tempi necessari per l’approvazione del decreto rilancio. Nulla dunque sul Mes, che continua a dividere fortemente le forze di maggioranza, ma neanche nulla su autostrade. Il Premier prende allora posizione, decidendo di scuotere gli animi del Movimento e chiedendo chiaramente ai pentastellati di prendere posizione sui tanto discussi dossier che da mesi vengono rimpallati fra gli uffici di sottosegretari e ministri, organizzando un vertice con i capi delegazione e con il reggente Crimi.
Di Maio la soluzione per rimanere alla maggioranza?
Nel ginepraio delle sottocorrenti pentastellate Di Maio prova a fare l’uomo di sintesi, ora mediando con Conte ora con Di Battista e Grillo, accusato da molti di fare, più che il mediatore, il cerchiobottista della situazione. Una confusione interna che contamina inevitabilmente il Premier ma anche lo stesso Zingaretti, posto in una condizione subalterna, con una riforma sulla prescrizione in sospeso e nulla di fatto rispetto ai decreti sicurezza, che rimangono ancora operativi. C’è allora chi, fra le file della politica, valuta l’ipotesi di un ritorno di Di Maio come ultima ipotesi per scongiurare un ritorno alle urne. Conte è ben consapevole di questa possibilità, decidendo prudenzialmente di non interrompere il dialogo con l’ala Di Battista & Co.
La partita dunque ora verrà giocata sul Mes, strumento sostenuto fortemente dal PD ma inviso a gran parte dei cinque stelle. Ed è proprio su questo punto che Conte tergiversa, consapevole che una decisione di questo tipo potrebbe compromettere la tenuta interna del Movimento. Spetta ora al premier, che continua ad avere un largo consenso fra gli italiani, trovare una quadra sugli strumenti messi a disposizione dell’Europa.
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