Un’intercettazione nel carcere di regina Coeli rivela importanti dettagli in merito all’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega. Parla Elder Lee, uno dei giovani arrestati
È un’intercettazione che può rappresentare una svolta in merito a quanto accaduto la notte in cui il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è stato ucciso a coltellate. Le parole sono di Finnegan Elder Lee, uno dei due giovani americani arrestato per l’omicidio avvenuto il 26 luglio in via Pieto Cossa, a Roma, ed ora in carcere; parlando con il suo avvocato avrebbe, secondo quanto riportato dall’Adnkronos, dichiarato: “Vediamo due poliziotti che si avvicinano di nascosto da dietro e il tizio grosso mi placca, quello più piccolo raggiunge il mio amico”. Parole intercettate nel corso di un colloquio tra il 20enne, il padre ed il suo avvocato dello scorso 2 agosto, nel carcere di Regina Coeli. Il giovane avrebbe parlato di presunte violenze subite dai due agenti ma sarà compito della Corte d’Assise, attraverso una perizia, provare ad accertarne la veridicità: nel raccontare la dinamica dei fatti che hanno portato alla morte di Cerciello Rega, il ragazzo ha rivelato alcuni importanti dettagli.
L’intercettazione e la dinamica dei fatti
“Noi – dice, secondo la traduzione delle sue parole – eravamo rivolti verso l’altra direzione e loro stavano, avvicinandosi di soppiatto per arrivare dietro di noi e poi mi sono girato e l’ho visto tipo a un metro da me e poi mi ha placcato”. Elder poi aggiunge: “Siamo andati giù e lui mi è salito sopra e mi ha dato qualche pugno e poi ha iniziato a strangolarmi ed ecco perché ho tirato fuori il mio coltello. L’ho accoltellato tipo, due volte nella pancia e quello, non ha aiutato molto perché sembrava solo restare qui e quindi ho semplicemente continuato a pugnalare e poi una volta che ha smesso, una volta che mi ha lasciato il collo, me lo sono buttato via di dosso e son scappato”.