Chi è un social justice warrior? Il buonista per l’alt-right nerd

Da una decina d’anni a questa parte “Social Justice Warrior” è un’etichetta che i nerd di destra affibbiano a chiunque è a favore dei diritti umani e dell’uguaglianza.

Il web ha la capacità di tramutare il significato di un’espressione generalmente positiva in un insulto o un termine peggiorativo. Questa più o meno è la storia della definizione “Social Justice Warrior“. Il termine nasce alla fine degli anni novanta per indicare quelle persone che si battono per i diritti individuali, in favore delle minoranze e della giustizia sociale. In sostanza inizialmente era un modo per indicare un’attivista che spendeva la propria vita in lotte sociali rilevanti.

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Il significato del termine è rimasto invariato sino al 2011, anno in cui è stato utilizzato per la prima volta con accezione negativa su Twitter. In questo caso, infatti, il “Social Justice Warrior” è diventato un individuo privo di capacità di critica e di analisi del sociale che abbraccia le lotte per i diritti individuali, il femminismo o l’ambientalismo solo per moda o per forma di aggregazione sociale.

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Social Justice Warrior: il gamergate e la diffusione dell’accezione negativa

La diffusione dell’accezione negativa del termine è coincisa con il fenomeno chiamato ‘Gamergate‘. Tutto è cominciato quando la sviluppatrice di videogame Zoe Quinn ha pubblicato in gdr testuale in cui rappresentava i diversi stadi della depressione da cui era stata affetta. La critica specializzata ha apprezzato il videogame, ma parte della community ha cominciato a molestarla e insultarla pesantemente. Il fenomeno è diventato con il passare del tempo globale, dopo che nel 2014 un ex fidanzato della sviluppatrice pubblicò in rete una lettera piena di insulti nei suoi confronti.

Da quel momento in poi la questione è diventata più grande, con l’alt right nerd che ha cominciato a lamentare una progressiva introduzione di tematiche femministe e progressiste all’interno dei videogame ed ha cercato di contrastarla con atteggiamenti di odio nei confronti delle donne, specie le sviluppatrici. Dall’altro c’erano i giocatori con idee di sinistra e progressisti che contrastavano questo atteggiamento sessista e retrogrado. Proprio quest’ultimi hanno ricevuto dagli avversari l’epiteto Social Justice Warrior con accezione negativa.