Secondo quanto rivelato da un medico britannico, circa il 20% dei pazienti affetti da Coronavirus hanno sviluppato la setticemia.
La polmonite interstiziale non è l’unico nemico dal quale bisogna guardarsi nel caso in cui si contraesse il Coronavirus. Se è vero che proprio la malattia polmonare è il primo problema da contrastare dopo la contrazione del virus, i rischi per le persone affette da Covid-19 potrebbero presentarsi anche dopo aver superato la fase di crisi respiratoria acuta.
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A spiegarlo questa mattina alla trasmissione britannica ‘This Morning‘ è il medico Chris Steele. Il dottor ha infatti spiegato che recenti studi dimostrano come circa il 20% dei pazienti che hanno avuto sintomi acuti di Covid-19 hanno sviluppato anche la sepsi. Si tratta di una malattia sistemica che si genera solitamente quando il corpo è sottoposto a lungo ad una grave infezione che potrebbe portare al rischio di un collasso degli organi.
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Coronavirus: il 20% dei pazienti sviluppa la sepsi
Invitato dai conduttori a spiegare meglio il perché di una simile evoluzione della malattia, il Dottor Steele spiega: “Lo stesso Covid può causare danni estesi al rivestimento dei vasi sanguigni, dove i globuli rossi possono raccogliere altre cellule causando un nodo che blocca il flusso sanguigno verso gli organi che si trovano sotto”.
Il medico spiega inoltre che: “Il Covid causa problemi diffusi in tutto il corpo, dunque il sistema immunitario si trova ad affrontare il virus e reagire violentemente per difendere il corpo”. Proprio questa reazione del sistema immunitario al virus può causare l’avvelenamento del sangue e la morte del paziente se i medici non lo diagnosticano in tempo.