“Quell’auto non era un trofeo”: rimossa la carcassa del veicolo di Beppe Grillo 39 anni dopo il tragico incidente

A 39 anni dall’incidente stradale in cui persero la vita tre persone, si rimuovono oggi i resti della macchina di Beppe Grillo, rimasti fermi a Limone in tutti questi anni

Si chiama dark tourism l’inquietante fenomeno che consiste nel recarsi in luoghi nei quali, in passato, sono avvenuti crimini o incidenti drammatici; un’usanza grottesca, che spinge i curiosi a visitare luoghi che, per altri, rappresentano un vero e proprio trauma: è quello che è accaduto fino ad oggi a Limone, in Piemonte, dove 39 anni fa Beppe Grillo, alla guida del suo Suv, fece un incidente stradale nel quale persero la vita tre persone, fra cui un bambino di 9 anni. Grillo, che riuscì a salvarsi lanciandosi nel vuoto, venne condannato per omicidio plurimo colposo dal tribunale di Cuneo;

 

Tante le persone che si sono recate per vedere il relitto dell’auto nel corso degli anni, un’usanza barbara che la famiglia vittima dell’incidente ha sempre fortemente criticato: “Quell’auto non era un trofeo e non accettavamo più che la gente venisse a fotografarla come tale, bisogna aver rispetto per i morti. Per questo oggi, con la rimozione, finalmente poniamo la parola fine a una disgrazia che risale a 39 anni fa”.

La rimozione dell’auto di Grillo dal luogo dell’incidente

Da quel lontano 7 dicembre 1981 Cristina Giberti, figlia e sorella delle vittime, non si era mai recata sul luogo dove avvenne l’incidente: ad accoglierla il sindaco Massimo Riberi, che qualche settimana fa aveva preso la decisione di rimuovere, a quasi 40 anni dalla tragedia, il suv di Grillo bloccato lungo l’Alta via del Sale. Oltre che a ragioni di sicurezza (erano tantissimi gli automobilisti che si fermavano a fotografare lo scheletro dell’auto) il sindaco è stato spinto da una questione puramente etica.

La Giberti, accompagna dal marito, ha apposto sul luogo una targa accanto alla lapide che venne installata all’epoca dei fatti: “Cari mamma, papà e Francesco, il destino vi ha portati via troppo presto. Qui, dove avete passato gli ultimi istanti della vostra vita, lascio un messaggio di amore eterno. Sarete sempre i miei angeli. Proteggeteci. Vi porterò sempre con me. La vostra Cristina”, ha scritto la figlia; lo chiama “l’uomo che guidava”, a Grillo, lamentando di non essersi fatto vivo in questi anni: “Non voglio dargli una colpa […] Gli avrei solo parlato: è stato l’ultimo a vederli“.

A sobbarcarsi il costo del trasporto (mille euro) è proprio Grillo: “Lo ringrazio. Oggi abbiamo davvero messo la parola fine a una pagina drammatica della storia di Limone. E ci affidiamo al buon Dio per l’anima delle vittime”, ha detto il sindaco Riberi.