Gli autisti di Uber saranno dipendenti: la Califonia bastona la “gig economy”

Uber e Lyft devono classificare i loro autisti come dipendenti, secondo l’ingiunzione preliminare dello stato della California che segue la causa intentata dello Stato contro le due società 

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Un giudice della California ha emesso un’ingiunzione preliminare che impedirebbe a Uber e Lyft di classificare i loro autisti come liberi professionisti piuttosto che dipendenti.

La sentenza arriva al culmine di una causa partita a Maggio contro le due compagnie: secondo gli esponenti dello Stato della California Uber e Lyft, classificando i loro conducenti come liberi professionista, stanno contravvenendo alla nuova legge sul lavoro dello stato

AB5, la nuova legge contro lo sfruttamento dei lavoratori

La nuova legge sul lavoro, nota come AB5, è entrata in vigore il 1 ° gennaio. E’ l’atto più imponente del suo genere in tutti gli Stati Uniti e rende più difficile per le aziende classificare i lavoratori come appaltatori indipendenti invece che dipendenti, costringendole a corrispondere loro salario minimo e tutti i benefici di cui gode un dipendente. La mancanza di ammortizzatori sociali adeguati è diventata un problema ancora più urgente negli USA a causa della pandemia di Coronavirus, in vitrù della profonda riduzione delle corse e quindi dei salari

10 giorni per adeguarsi alla sentenza

Il giudice Ethan Schulman, della corte superiore di San Francisco, ha concesso ad Huber 10 giorni di tempo per presentare ricorso, trascorsi i quali dovrà adeguarsi alla nuova disposizione. Si tratta di un colpo durissimo alla società leader della Gig economy che ha in California la fetta più grande dei propri interessi economici. Per questo, si legge in un comunicato, l’azienda proporrà certamente ricorso.

Secondo il portavoce di Huber si tratta di una scelta scellerata, che potrebbe costare il lavoro a migliaia di addetti proprio nella peggiore crisi economica del dopoguerra.

Reazione entusiasta, invece, quella di Veena Dubal, professore associato di diritto presso l’Università della California, che fa ricerche sulla gig economy. “E’ un risultato enorme” ha affermato, ” in otto anni, questo è il momento in cui la magistratura è arrivata più vicina a far rispettare i diritti dei lavoratori nella gig economy”.

Il tentativo di sottrarsi alla nuova legge

Uber e Lyft hanno operato, negli scorsi mesi, ingenti investimenti nel tentativo di aggirare la nuova legge. L’app è stata modificata permettendo ai conducenti di determinare le proprie tariffe, proprio come se fossero liberi professionisti. Nonostante i 100 milioni di dollari spesi, il tentativo è stato mal visto dalle autorità californiane che, nella denuncia alla base del processo, ne stigmatizzavano il comportamento come l’estremo tentativo di legittimare lo sfruttamento dei propri lavoratori.

Anche dal fronte dei lavoratori si è levata la protesta con Edan Alva, attivista per i diritti dei Gig Workers. “Invece di spendere soldi per aggirare le leggi,” dice, “investissero nel migliorare le condizioni dei lavoratori”

Quella del tribunale della California è la prima sentenza al mondo che ridimensiona la libertà d’azione delle compagnie come Uber: chissà se non si tramuti nell’inizio di una nuova era.