Arriva la risposta da parte dei commercialisti dopo lo scarica barile dei consiglieri sul bonus 600 euro: “Basta scuse, non potevamo chiedere il bonus di 600 euro a loro insaputa”; nel frattempo sono stati sospesi due parlamentari della Lega, Elena Murelli e Andrea Dara, e Ubaldo Bocci si dimette come coordinatore del centro destra
“Se hanno avuto il coraggio di chiedere quei soldi, cosa che non è illegale, non scarichino la colpa su di noi usandoci come capro espiatorio“: parole ferme e perentorie quelle di Matteo De Lise, presidente dell’Unione giovani commercialisti, che sbotta, assieme ad altre associazioni di categoria, a seguito delle affermazioni alquanto cerchiobottiste dei consiglieri beneficiari del bonus, i quali, finiti in una bufera mediatica, si sono giustificati addossando la scelta della richiesta ai propri commercialisti. Esempio lampante è stato Riccardo Barbisan, consigliere regionale leghista in Veneto, che ha dichiarato “Quando ho visto il bonus ho detto al commercialista: ‘Per carità di Dio, non farlo mai più‘. Lui mi ha risposto: ‘Io faccio il mio lavoro”.
I commercialisti non sono abilitati a inviare domande per conto di altri
C’è solo un piccolo grande ostacolo che rende queste ricostruzioni del tutto fittizie: l’impossibilità, da parte dei commercialisti, di poter inviare all’istituto la domanda per conto dei clienti. A rispondere per le rime sul punto è Giorgio Lucchetta, del Consiglio Nazionale: “Il 2 aprile, dopo il crash del sito Inps nel primo giorno utile per chiedere i 600 euro, ci assicurarono che saremmo stati abilitati all’invio delle richieste in blocco, cosa che avrebbe agevolato molto la procedura evitando che ci fossero troppi utenti singoli collegati”, ricorda, e aggiunge “ma l’8 aprile il direttore centrale Inps Rocco Lauria scrisse via pec al nostro Ordine che non bastava una delibera interna: serviva un decreto ministeriale. Che non è mai arrivato. Insomma, ci ripensarono”.
Ulteriore conferma arriva da De Lise, che ha spiegato “In ogni caso è escluso che un professionista possa aver fatto la richiesta all’insaputa del cliente. Perché quando si utilizza il pin sull’utenza telefonica del titolare del codice arriva un sms di conferma della seconda parte del codice stesso”.
Sospesi due deputati della Lega per aver chiesto il bonus, Dara: “Lo ha chiesto mia madre”
L’onda d’urto dello scandalo continua a farsi sentire: secondo quanto riportato dall’Ansa, la commissione Lavoro della Camera è convocata venerdì alle 12 per l’audizione informale in videoconferenza di Pasquale Tridico, presidente dell’istituto di previdenza, dopo che il garante per la privacy ha aperto un’istruttoria riguardo la metodologia adottata dall’istituto concernente il trattamento dei dati dei beneficiari del bonus.
Nel frattempo sono stati sospesi i deputati del carroccio Elena Murelli e Andrea Dara: a riportalo è il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari: “Pur non avendo violato alcuna legge è inopportuno che parlamentari abbiano aderito a tale misura e per questa ragione abbiamo deciso e condiviso con i diretti interessati il provvedimento della sospensione”. Dara si è giustificato affermando che la richiesta è stata fatta dalla madre, titolare dell’azienda in quota con il deputato.
A Firenze Ubaldo Bocci, ex candidato sindaco leghista e consigliere comunale, si è dimesso come coordinatore del centro destra: “Ho comunicato la mia decisione ai tre capogruppo di Fi, Fdi e Lega di lasciare l’incarico di coordinatore del centrodestra in consiglio comunale”; Bocci si era giustificato affermando di aver richiesto il bonus “per smascherare una legge fatta male” e di aver destinato quella somma in beneficienza”.
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