Salvati dal macello 588 animali detenuti nell’isola-penitenziario di Gorgona: a chiederne la “grazia” proprio i detenuti

Liberati animali dall'isola Gorgona

Capita che accadano cose straordinarie che finiscono col passare in sordina tra i numerosi fatti di cronaca e le banalità quotidiane dell’informazione italiana, e che sia un quotidiano straniero a darvi rilievo.

E’ il caso della liberazione di massa avvenuta a Gorgona, ultima delle isole-carceri del nostro Paese. Non la liberazione dei detenuti, ma quella degli animali da loro allevati e destinati al macello. A darne notizia il Guardian, che ha raccontato la collaborazione tra il garante dei detenuti del Comune di Livorno, Giovanni De Peppo, la LAV e i detenuti stessi, da cui è partita la richiesta di liberazione: “Li cresciamo noi, come potevamo ucciderli?”

Il Guardian ha raccolto le parole di Giacomo Bottinelli, attivista della Lav: “Per poter rientrare nella società, un prigioniero deve essere in grado di sviluppare empatia e, se stiamo uccidendo animali, di sicuro non possono sviluppare connessioni positive con altri umani. È molto importante che apprendano il concetto di cura, con l’obiettivo di essere in grado di prendersi cura di se stessi”. Un obiettivo che sembrerebbe perfettamente centrato dai detenuti del carcere modello di Gorgona, a cui rimarranno 180 esemplari tra capre, conigli, galline e maiali, perchè continuino ad occuparsere.

Il destino degli animali salvati

A sostenere il mantenimento degli animali che rimarranno sull’isola e coordinare le attività di rieducazione a loro connesse sarà la cattedra di diritto penitenziario dell’Università la Bicocca di Milano. A cercare un adozione affidabile per gli animali portati a terra sarà invece la LAV.

Il garante De Peppo ha raccontato come, durante le traversate che lo conducevano all’isola, si sia reso conto di dover sostenere il progetto di salvezza che i detenuti chiedevano per gli animali di cui si occupavano ogni giorno. “Da garante, attraversando il tratto di mare che divide Livorno dall’isola di Gorgona, per incontrare i cento detenuti che lì vivono e lavorano per il tempo della pena, non riuscivo, ogni volta, a non pensare, tra il biancore della schiuma della motovedetta che mi portava sull’isola, anche alle altre creature ristrette e che, pur accudite, non avrebbero potuto avere conservato il dono della vita. Così mi resi conto di poter essere e dover essere garante anche di quelle creature, pensando che quel progetto di ‘salvezza’ avrebbe salvato anche le strategie di riabilitazione dei detenuti.”

Gorgona è ritenuto un carcere modello. Sin dalla sua origine nel 1869 ha legato il diritto alla semilibertà dei detenuti con il loro lavoro presso l’allevamento. Negli ultimi anni però è nato un nuovo pensiero di convivenza uomo animale, promosso dal veterinario dell’isola Marco Verdone Mazzebo.

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