Per il Prof. Udi Qimron dell’Università di Tel Aviv c’è stato un “grande interesse” nell’adozione di misure così tanto restrittive. La via da seguire? “Creare catene di immunità”

“C’è un grande interesse per chiunque abbia sostenuto le misure draconiane adottate in tutto il mondo per affermare che la politica svedese è fallita”: è questa la posizione presa dal Prof. Udi Qimron, che sarà presto a capo del Dipartimento di Microbiologia Clinica e Immunologia dell’Università di Tel Aviv. In un’intervista con il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, Qimron si è schierato fortemente contrario rispetto alle misure restrittive adottate da moltissimi paesi nel mondo, compresa l’Italia.
La soluzione? Creare catene di immunità
Secondo il Professore israeliano le scelte da adottare sarebbero dovute essere agli antipodi rispetto a quelle fatte fino ad oggi: “Le popolazioni non a rischio dovrebbero essere infettate e creare catene di immunità, che proteggeranno i malati e gli anziani. Attualmente stiamo lavorando per eliminare il distanziamento sociale, che impedisce tale immunità differenziale” ha detto nell’intervista. Come ha osservato l’immunologo, il numero totale di decessi da coronavirus non supera lo 0,1% della popolazione totale in nessun paese, e il tasso di mortalità da coronavirus è inferiore allo 0,01% della popolazione mondiale totale, il che significa che il 99,99% della popolazione mondiale è finora sopravvissuta all’epidemia, mettendo in luce il fatto che la letalità del virus sia trascurabile. “La distruzione in corso dovuta all’incapacità di ammettere questo errore, nonostante i piccoli numeri di mortalità dell’epidemia, è oltraggiosa. La storia giudicherà l’isteria”, ha sentenziato.
Sarebbe auspicabile che i bambini si infettassero
Il docente ha poi continuato affermando che sarebbe auspicabile che i bambini si infettassero, perché proteggerebbe di fatto la popolazione più a rischio: “Per lo stesso motivo, aprirei l’intero sistema educativo, perché la stragrande maggioranza è composta da persone che non sono a rischio. Ovviamente è necessario trovare una soluzione per gli insegnanti affetti da diabete o altre malattie di fondo, ma io non vedo motivo per impedire attività che incoraggiano l’economia. Non solo perché consente ai genitori di andare a lavorare, ma anche perché abbassa la mortalità a lungo termine. Chiederei anche ai bambini e ai giovani di togliersi le mascherine. Naturalmente, è impossibile costringere un bambino a togliersi una mascherina, ma un’informazione adeguata farà il suo lavoro”.
L’epidemia? Un problema mediatico
Secondo Qimron “se non ci fosse stato detto che c’era un’epidemia nel paese, non avresti saputo che c’era un’epidemia del genere e non avresti fatto nulla al riguardo”, ha affermato con enfasi, e ha aggiunto: “Il fatto che questo problema circoli tutto il giorno sui media lo gonfia oltre le sue dimensioni reali. Se la morte nera avesse imperversato qui, come nel XIV secolo, non avresti potuto seguire la situazione nelle notizie, i corpi si sarebbero ammucchiati per le strade. Non eravamo e oggi non siamo in questa situazione”.
Il docente ha anche invitato la popolazione più a rischio a non avere contatti sociali nei prossimi mesi fino a quando non si creerà una profondità immunitaria appropriata, oltre che a dirsi favorevole alla riapertura di tutte le tratte aeree andando in sostanza ad eliminare l’obbligo della quarantena per chi proviene da zone più a rischio.
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