Coronavirus, gli scienziati mettono in guardia: “Un vaccino non efficace potrebbe peggiorare la pandemia”

A lanciare l’allarme è il Professor Richard Peto, che teme che un vaccino iniziale con una bassa efficacia possa danneggiare le prestazioni sanitarie

“Una corsa un po ‘nazionalista e anche un po’ capitalistica, che renderà più difficile valutare altri vaccini”: è così che ha definito la ricerca del vaccino anti covid-19 il Professor Richard Peto, medico britannico e docente di statistica medica e epidemiologia presso l’Università di Oxford nonché consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità, che teme che la “corsa agli armamenti” per trovare un vaccino entro l’autunno possa danneggiare le prestazioni sanitarie su tutta la linea.

Il rischio di mettere vaccini inefficaci sul mercato

Sono tantissimi i ricercatori che stanno mettendo in guardia sui potenziali effetti devastanti che potrebbero verificarsi mettendo in commercio un vaccino non pienamente efficace. Pur ammettendo che un vaccino sia necessario, per il Prof. Peto “abbiamo davvero bisogno di prove abbastanza forti di efficacia”; secondo la maggior parte della letteratura scientifica, infatti, saranno necessari risultati e dati completi che attestino il 30-50% di efficacia, dati che, per essere confermati, necessitano tempo e studio sufficienti.

Un gruppo di ricercatori intervistati dalla rivista medica Lancet ha dichiarato: “L’implementazione di un vaccino debolmente efficace potrebbe effettivamente peggiorare la pandemia di Covid-19 se le autorità presumono erroneamente che provochi una sostanziale riduzione del rischio, o se gli individui vaccinati credono erroneamente di essere immuni, riducendo quindi l’attuazione di altre misure di controllo del Covid-19″.

Hanno continuato affermando di essere favorevoli alle sperimentazioni ‘Solidarity’, che confrontano numerosi vaccini da tutto il mondo come parte di un gruppo di controllo condiviso, piuttosto che prove individuali finalizzate quasi esclusivamente ad aggiudicarsi il primato mondiale sul vaccino.

Una battaglia più politica che medica

Venerdì scorso i ministri del governo britannico hanno rivelato una serie di misure che consistono in una modifica temporanea delle leggi in vigore che bypasserebbe, di fatto, i protocolli sanitari attualmente vigenti con il fine di lanciare sul mercato più velocemente qualsiasi potenziale vaccino.

Dall’altra parte dell’oceano Trump, in piena campagna elettorale e nella serata conclusiva della convention repubblicana, promette un vaccino certo entro la fine del 2020: “Lo produrremo entro la fine dell’anno, se non addirittura prima”. Tempistiche indubbiamente politiche più che scientifiche.

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