L’antibiotico resistenza potrebbe rivelarsi un problema ancora più serio della pandemia causata dal Covid-19.
A dare l’allarme è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dichiarando che entro il 2050 la resistenza dei batteri agli antibiotici potrebbe arrivare a provocare fino a 350 milioni di morti.
L’utilizzo spropositato e scorretto degli antibiotici sta conducendo al propagarsi di batteri resistenti e non più neutralizzabili da parte di diversi antibiotici. Questi microrganismi, che vengono anche indicati come ‘superbatteri‘, sono resistenti a diverse classi di antibiotici.
Ma come si sviluppa l’antibiotico resistenza? Bisogna sapere che ci sono alcuni batteri che sviluppano un’insensibilità, per così dire ‘innata’, all’effetto dei farmaci. Questo dipende dalla loro evoluzione e dal tasso di mutazione di questi microrganismi. Qual è, quindi, in tutto questo il ruolo degli antibiotici?
L’utilizzo scorretto degli antibiotici, in dosi non adeguate, in situazioni non necessarie, o anche la mancanza del completamento del trattamento, permette una selezione dei ceppi batterici resistenti, dando loro maggiori probabilità di moltiplicarsi.
Fra i comportamenti più scorretti c’è l’auto-prescrizione degli antibiotici e il loro utilizzo inadeguato e inefficace per trattare le infezioni di origine virale.
Per troppo tempo si è sottovalutato il pericolo rappresentato dalla propagazione di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, e ora potrebbe arrivare a rappresentare la minaccia più grave per la salute che sia mai esistita.
Antibiotico resistenza: arriva l’allarme dell’Australia
Paul De Barro, direttore dell’agenzia scientifica nazionale australiana (CSIRO) cerca di portare il problema all’attenzione di tutti “Se pensate che il Covid sia un male, allora non volete l’antibiotico resistenza”, dichiara al The Guardian e aggiunge che potremmo tornare indietro di anni sui progressi fatti dalla medicina.
L’agenzia governativa CSIRO, in collaborazione alle università australiane e del Pacifico ha dato avvio ad uno studio di tre anni nelle Fiji per raccogliere i dati provenienti dall’ambiente e dai laboratori di patologia degli ospedali.
Un altro studio condotto nei paesi del Pacifico e pubblicato ad aprile 2020 su BMJ Global Health, mette il luce la mancanza di conoscenza della popolazione riguardo al problema dell’antibiotico resistenza.
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De Barro non ricorre a mezzi termini per denunciare la gravità del problema, l’uso degli antibiotici è parte integrante del sistema sanitario e se questi farmaci arrivassero al punto di non avere più la loro efficacia l’intero sistema potrebbe collassare.
Ogni anno l’antibiotico resistenza causa almeno 700 mila morti a livello mondiale, e si stima che in realtà i numeri siano molto più elevati.