Il lockdown ha dato l’opportunità ad un’equipe di vulcanologi di comprendere con maggiore chiarezza quanto influisce l’uomo sulla rilevazione dei sismi.
Ci troviamo chiaramente in un anno particolare. Un anno in cui per un paio di mesi almeno il mondo intero si è fermato a causa della pandemia di Coronavirus. Spesso ci soffermiamo ad analizzare quelle che sono state le conseguenze negative del lockdown. Tuttavia, sebbene il danno economico sia stato evidente e quello sulla salute psichica della popolazione da non sottovalutare, la quarantena ha avuto anche degli aspetti positivi. Di certo ha avuto il merito di bloccare la diffusione del virus e permettere ai sistemi sanitari di gestire meglio la difficile situazione.
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A questo dato evidente vanno aggiunti gli effetti indiretti: con la maggior parte della popolazione in casa, infatti, si è ridotto il traffico e di conseguenza l’emissione di gas nocivi nell’ambiente. Nelle zone più inquinate, dunque, si è osservato un miglioramento della qualità dell’aria. Ma l’assenza di Homo Sapiens è giovata anche agli animali, i quali, solitamente spaventati dai rumori assordanti delle città, si sono riavvicinati ai centri urbani. La diminuzione dell’inquinamento acustico ha regalato anche un’altra importante possibilità. Un’equipe internazionale di studiosi ha infatti potuto osservare come l’assenza dell’uomo dalle città abbia permesso di ridurre in maniera cospicua l’ampiezza dei rumori sismici.
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L’impatto dell’uomo sulla rilevazione dei sismi studiato grazie al lockdown
Lo studio in questione, intitolato ‘Global quieting of high-frequency seismic noise due to COVID-19 pandemic lockdown measures’, è stato portato avanti dall’equipe capitanata da Thomas Lecocq che vede la presenza di studiosi italiani. Uno di questi è Andrea Cannata, professore dell’Università di Catania che ha collaborato al progetto insieme al ricercatore Flavio Cannavò dell’Ingv. Proprio Cannata ha spiegato a ‘Ilbolive.it‘ quali sono stati i risultati ottenuti.
In primo luogo è bene sapere che i rumori sismici non sono esclusivamente di origine naturale, ma anche causati dall’uomo. Molte delle attività compiute dall’essere umano, infatti, generano un’onda sismica che può essere rilevata dagli strumenti utilizzati dai ricercatori. L’assenza di attività umana in molte zone del mondo, dunque, ha permesso di isolare le vibrazioni generate dalla natura e quelle prodotte dall’uomo. I dati ottenuti variano da stazione a stazione: ovviamente nelle zone con più alta densità popolativa c’è stata una diminuzione del rumore sismico più marcata.
Lo studio ha permesso inoltre di monitorare quelli che sono stati gli spostamenti delle popolazioni durante il periodo del lockdown. L’equipe ha infatti confrontato i dati raccolti con quelli riguardanti gli spostamenti forniti da Google, Apple e altre società ed ha scoperto che corrispondevano.