Covid, Remuzzi: “La malattia si trasmette fra le mura domestiche, non al ristorante”

Per il medico Giuseppe Remuzzi, il Covid si trasmetterebbe con maggiore facilità a casa. Egli, inoltre, sottolinea come la mortalità ospedaliera si sia ridotta rispetto a marzo.

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS è scettico sulle misure attuate dal governo, cioè la chiusura totale di teatri, cinema, palestre. Anche la chiusura dei ristoranti alle 18 non è vista di buon occhio dal medico: “La malattia si trasmette fra le mura domestiche, non al ristorante”.

Remuzzi fu tra i primi a lanciare l’emergenza di Bergamo a marzo. Per il medico la situazione odierna è leggermente migliore, perché si effettuano molti più tamponi.

Nonostante ciò, il rischio di un collasso sanitario è presente: “Le differenze fra ora e marzo stanno nei numeri. A marzo venivano effettuati pochi tamponi ma c’erano tanti infetti e quasi 33.000 malati in ospedale. Oggi si è superata anche la soglia dei 180 mila tamponi giornalieri e abbiamo 13 mila persone in ospedale. Se poi consideriamo i ricoveri in terapia intensiva, si va dai quasi 4.000 del 3 aprile ai 435 di fine maggio per risalire e arrivare ai 1.284 ricoveri di lunedì. Teniamo presente, come ho sempre detto anche in passato, che questa analisi si riferisce al momento in cui sto parlando, le cose fra due settimane potrebbero cambiare completamente”.

Remuzzi: “Rispetto a marzo la mortalità ospedaliera si è ridotta”

Remuzzi sottolinea come i pazienti ospedalizzati attualmente riescano a essere curati meglio rispetto a marzo: “Oggi insieme ad ammalati indubbiamente gravi arrivano anche persone con pochi sintomi che non avrebbero bisogno dell’ospedale. Non solo, spesso chi si ricovera ha una malattia insorta da pochi giorni, quindi più facile da curare. Rispetto a marzo, gli studi più recenti concordano sul fatto che la mortalità ospedaliera sia ridotta e lo è dappertutto, anche negli Stati Uniti e persino fra i pazienti più anziani”.

Il medico ribadisce, inoltre, il maggiore rischio di contrarre la malattia in casa piuttosto che nei ristoranti: “C’è un dato appena pubblicato su ‘Science’: la malattia si trasmette soprattutto tra le mura domestiche, dove si è comunque vicini l’uno all’altro, la trasmissione si riduce man mano che aumenta lo spazio tra gli individui e il rischio relativo di contagio in comunità come ristoranti e supermercati non è ancora stato stabilito con certezza”.