I soldati australiani nella bufera: clamoroso scoop del “The Guardian” con foto esclusive, risalenti al 2009.
Le immagini immortalano dei militari delle forze speciali australiane che bevono birra dalla protesi della gamba di un soldato talebano ucciso in Afghanistan. In un’altra foto, sembra che stiano ballando con la gamba in questione.
La protesi viaggiava sempre con loro, ha detto un ex soldato al Guardian: “Ovunque sia stato posizionato il Fat Lady’s Arms, è lì che la gamba veniva tenuta e usata per bere“.
Ed alcuni militari hanno dichiarato che il gesto fu accettato dagli ufficiali e che alcuni fossero perfino implicati.
Si ritiene che la gamba artificiale sia stata presa dal campo di battaglia e conservata nel Fat Lady’s Amrs, il bar visto nelle foto, locale non ufficiale allestito all’interno della base delle forze speciali australiane a Tarin Kowt, nel 2009.
Rimuovere oggetti dal campo di battaglia, impossessandosi quindi di un oggetto senza il benestare del proprietario, è classificabile secondo il codice penale del Commonwealth come crimine di guerra di saccheggioed implica una pena di 20 anni di reclusione.
Le indagini sugli abusi dell’esercito australiano sono state coordinate dal Capo di Stato Maggiore Paul Brereton, su crimini commessi tra il 2009 e il 2013.
Nel corso di 4 anni l’ufficiale ha raccolto 400 testimonianze sulle attività commesse da un piccolo gruppo di militari.
Stando a quanto accertato, sarebbero stati commessi 39 omicidi in 23 episodi che avrebbero visto il coinvolgimento di 25 soldati; i più anziani ed alti di grado avrebbero imposto ai più giovani di uccidere dei prigionieri per dimostrare di poter commettere il loro “primo omicidio”, una pratica nota come “blooding“.
A seguito di questi presunti crimini, infuria la polemica tra il governo di Canberra e la Cina, che ha di recente ricevuto l’invito a scusarsi dopo la pubblicazione di una foto falsificata di un soldato australiano con un coltello alla gola di un bambino afghano con le parole “Non temere, stiamo venendo a portarti la pace“.