All’età di 14 anni accoltellò 40 volte il suo migliore amico perchè ossessionato dai serial killer. Condannato all’ergastolo, a 31 anni è stato trovato morto per possibile overdose
Pugnalò con una brutalità inaudita il suo migliore amico con almeno 40 fendenti, colpendolo al viso e alle mani fino a ucciderlo. L’episodio risale al 2004 quando sia Michael Hernandez che l’amico Jamie Gough erano 14enni e venne condannato all’ergastolo per omicidio di primo grado. Sembra che Michael fosse ossessionato dal desiderio di diventare un serial killer al punto da arrivare a compiere il terribile omicidio a Southwood Middle. Nelle scorse ore è arrivata la notizia del suo decesso avvenuto in una prigione della Florida: Michael aveva 31 anni e si trovava recluso al Columbia Correctional Institute nella zona di Jacksonville quando giovedì scorso è improvvisamente crollato a terra ed è morto per una probabile overdose di droga secondo quanto riportato dal Florida Department of Corrections e dall’emittente affiliata della CBS.TV, WFOR. Solo l’autopsia potrà fornire una causa ufficiale del decesso anche se le autorità sono indirizzate verso l’overdose.
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La reazione del padre di Gough alla notizia della morte del suo assassino
La sua morta ha riportato alla memoria il terribile omicidio da lui compiuto quando nel 2004, nella scuola media suburbana di Miami, attirò in bagno il suo amico e compagno di studi, amante del violino, con la scusa di fargli vedere qualcosa. Hernandez, che era ossessionato dai serial killer e aveva anche stilato un elenco di persone che avrebbe voluto uccidere, lo ha dunque pugnalato e gli ha tagliato la gola. È stato un insegnante a trovare per il primo il corpo di Gough e chiamare la polizia. Nel corso del processo Hernandez ha provato a usare ‘l’arma’ delle problematiche mentali ma la giuria lo ha ritenuto colpevole e capace di intendere e volere. Il padre della vittima, Jorge Gough, si è detto “sioccato” nell’apprendere della morte di Hernandez: “Non me lo aspettavo affatto” ha dichiarato al Miami Herald. Per quanto riguarda il figlio ha aggiunto: “Ci manca, la grande domanda che ci poniamo continuamente e come sarebbe oggi la vita con lui accanto”.