Scopriamo l’origine e il significato di Victim Blaming, un fenomeno diffuso che causa ulteriore sofferenza alle vittime.
Sul web potrebbe capitarvi di incontrare il termine victim blaming riferito a casi di violenza, aggressione, stupro o altri crimini in cui c’è un’accusa grave. Il termine inglese è stato coniato da un autore e saggista americano, dunque la genesi del concetto è di matrice americana, ma è valido per tutto il mondo. Letteralmente victim blaming significa incolpare, colpevolizzare la vittima.
Per farvi capire di cosa parliamo, si tratta di quel tipico comportamento che viene utilizzato mediaticamente o in tribunale per dare tutta o parte della colpa di un evento a colei o colui che l’ha subito. Un simile comportamento viene tenuto spesso nei casi di femminicidio, o in quelli di stupro. Frasi come “Che ci faceva lì”, “Com’era vestita” o “Perché non ha denunciato subito“, sono tentativi di scaricare la colpa sulla vittima, cercando di attribuire ad essa una parte della responsabilità.
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Da dove nasce e cosa identifica il termine Victim Blaming
Come detto il termine è stato coniato da un autore americano, William Ryan, nel 1971. Lo scrittore parla di Blaming the victim in riferimento alle teorie esposte nel testo ‘The Negro Family: The Case for National Action’ pubblicato nel 1965 da Daniel Patrick Moynihan. In questo lo scrittore teorizzava che la causa della povertà della comunità afroamericana fosse da imputare ai comportamenti tenuti dai suoi componenti. Ryan si oppose a questo punto di vista, sottolineando come si trattasse di un tentativo di colpevolizzare le vittime e discolpare il resto della società per le condizioni in cui vivevano.
La colpevolizzazione della vittima avviene tramite una vittimizzazione secondaria che può essere esercitata dalle forze dell’ordine che non credono alla violenza subita, dal sistema giudiziario o dai sanitari che non credono alla versione della vittima facendola diventare doppiamente vittima. Tale comportamento, specie se riportato mediaticamente, porta ad un fenomeno collettivo di victim blaming in cui una parte della società nega la violenza subita dalla vittima.
Come suggerito da Ryan e confermato da studi successivi il victim blaming nasce primariamente dall’idea del mondo giusto. Collettivamente, a livello conscio o inconscio, si crede che non possano esistere comportamenti tanto crudeli, dunque si cerca di scaricare la colpa su chi subisce. Il pensiero dietro questa compensazione, è che la vittima debba aver fatto qualcosa di male per attirare a sé l’ingiustizia e dunque sia in qualche modo colpevole. Gli studi hanno dimostrato che questo fenomeno si verifica soprattutto con persone appartenenti a classi sociali disagiate o minoranze discriminate.