Due sorelle morte di stenti nella loro casa: vivevano tra rifiuti ed escrementi

Due donne, sorelle, sono decedute e la madre è stata ricoverata d’urgenza. Vivevano circondate dalla sporcizia e il caldo potrebbe aver reso la vivibilità
impossibile

Vivevano insieme in condizioni disumane e nella loro abitazione colma di rifiuti ed escrementi sono decedute. Il dramma si è consumato in un appartamento di Marianopoli, comune del libero consorzio comunale di Caltanissetta, ubicato in una palazzina di edilizia popolare e condiviso con l’anziana madre da due sorelle, i cui corpi sono stati trovati nella mattinata di sabato 26 giugno dopo che alcuni vicini hanno chiamato i carabinieri lanciando l’allarme, allertati dalla mamma delle due vittime. Quando gli agenti sono entrati nell’abitazione l’hanno trovata in uno stato tremendo, colma di escrementi e sporcizia ovunque, a conferma del grave stato di povertà e malnutrizione nel quale le tre donne vivevano e che il caldo di questi giorni ha accentuato provocando il decesso. Anche l’anziana presentava gli stessi sintomi ma era in vita ed è stata urgentemente ricoverata in ospedale.

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Le strazianti parole del primo cittadino

Le vittime avevano 53 e 56 anni: sono state trovate prive di sensi ed una delle due era già decedeuta. L’altra invece seppur gravissima era ancora viva ed è stata urgentemente portata al Sant’Elia di Caltanissetta dove purtroppo è arrivata già morta. La magistratura, che ha aperto un’inchiesta allo scopo di accertare la dinamica dei fatti, ha disposto l’autopsia sui due corpi. I residenti non avevano mai visto le due signore per strada e ritengono che vivessero sempre da sole. Salvatore Noto, sindaco di Marianpoli, ha dichiarato: “Quello che è accaduto mi ha molto turbato. Questa mattina sono stato tra i primi ad arrivare in via Siracusa e quella in cui mi sono imbattuto era una scena davvero drammatica. A noi non era mai stata segnalata nessuna situazione di disagio. Vista dall’esterno nessuno si immaginava una situazione così grave. Cercheremo di capire perché si sia arrivati a una condizione simile. Era una famiglia molto schiva che non aveva relazioni sociali però presente alle processioni e alle funzioni religiose. Il capofamiglia era morto durante il primo lockdown e non hanno potuto fare nemmeno il funerale”, ha concluso il primo cittadino.